L’omaggio del Museo d’Antichità “J.J. Winkelmann” a Dante Alighieri, a 700 anni dalla morte, sarà un’indagine sulle sue fonti: a chi si è ispirato?
Un percorso a tappe tra alcuni reperti delle ricche collezioni archeologiche del museo.
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Molte sono le descrizioni dell’aldilà nel mondo antico prima che l’autore della Divina Commedia riproponesse il tema in chiave più ampia e di critica del suo tempo. Anche l’aldilà nei più antichi testi è trattato in forma di viaggio e tra questi incontreremo miti e racconti molto famosi. Il termine per indicare questi viaggi è CATABASI (parola formata da andare e giù), con la quale si intende la discesa di una persona viva nell’Ade. Si tratta di un motivo topico della letteratura, infatti il tema del dialogo con i morti, da vivi, ha da sempre affascinato i grandi poeti.
Per gli antichi il descrivere l’Ade e chi lo abitava non ha mai significato un semplice lavoro di fantasia; piuttosto per loro si trattava di una vera e propria materializzazione delle paure e dei più inconsci ed oscuri terrori, che inevitabilmente attanagliavano menti allora profondamente legate alle credenze delle religioni.
L’Ade è il regno di Ade, detto anche Plutone, il regno delle anime dei greci e dei romani, per i quali era un vero e proprio luogo fisico, al quale si poteva persino accedere in terra da alcuni punti impervi, difficilmente raggiungibili o comunque segreti e inaccessibili a quasi tutti i mortali.
Seguiremo lo sviluppo dell’architettura di questo luogo nei secoli.