Catabasi di Lucio e di Psiche

Il tema del viaggio lo ritroviamo anche nelle “Metamorfosi” di Apuleio, altrimenti noto come “L’asino d’Oro”, ove il protagonista Lucio, mutatosi in asino mentre armeggiava con le pozioni di una strega, inizia a peregrinare da un padrone all’altro. In questo racconto la Catabasi avviene nel momento dell’iniziazione ove Lucio varca le porte di Proserpina e viene condotto al cospetto degli Dei Inferi.

Al centro del racconto è inserita la favola di Amore e Psiche, che risaliva ad una tradizione orale antecedente all’autore, che qui assume un significato allegorico: Cupido – identificato con il corrispondente greco Eros, signore dell’amore e del desiderio -, unendosi a Psiche – ossia l’anima – le dona l’immortalità. Tuttavia questa, per giungervi, dovrà affrontare quattro durissime prove, tra cui quella di scendere agli Inferi per purificarsi.

Nella vicenda narrata da Apuleio, Psiche, mortale troppo bella e pertanto temuta rivale per Venere, diventa sposa di Amore-Cupido senza tuttavia sapere chi sia il marito, che come pattuito e fattole giurare, le si presenta solo nell’oscurità della notte. Scoperta su istigazione delle invidiose sorelle la sua identità, il dio è costretto ad abbandonarla. Psiche disperata per riavere il marito si consegna a Venere, sperando di placarne l’ira per aver disonorato il nome del figlio. Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali (l’aiuteranno le formiche); la seconda prova consiste nel raccogliere la lana d’oro di un gruppo di pecore che di giorno sono molto violente (avvertita da una canna, la sera Psiche raccoglierà la lana rimasta impigliata tra i cespugli); nella terza prova verrà aiutata dall’aquila di Giove.

L’ultima prova però consiste nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Persefone un po’ della sua bellezza. Psiche disperata viene istruita da una torre dalla quale voleva gettarsi e ottiene l’ampolla con il filtro desiderato. Però durante il ritorno, mossa dalla curiosità, apre l’ampolla scoprendo che il dono era il sonno più profondo. Questa volta verrà in suo aiuto lo stesso Eros, che la risveglia dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera uscita dall’ampolla e va a domandare aiuto a suo padre. Zeus, mosso da compassione, fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene la dea protettrice delle fanciulle e dell’anima, sposando Eros. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei.

Anche in questo racconto, la curiosità fa compiere un’infrazione, alla quale seguirà una dura punizione: solo dopo aver superato tutti gli stadi delle prove, compresa la discesa agli inferi, l’iniziato verrà purificato e raggiungerà la salvezza.

Cammeo raffigurante Amore e Psiche

I-II secolo d.C.
misure 1,85 x 1,4; s. 0,6
Gemme 618

Gemma-cammeo convessa piana di pasta di vetro con raffigurazione di Amore e Psiche stanti abbracciati.

Gruppo in ambra con Venere e altre figure

da Aquileia nel 1894
seconda metà del I secolo d.C.
altezza cm 17
inv. 1358

La piccola scultura, purtroppo incompleta, è un capolavoro della lavorazione romana a tutto tondo in ambra ed è inserita in un piedestallo di tipo monumentale realizzato in un altro blocco d’ambra di colore bruno. Costituisce un raffinato soprammobile, una alzata, per la camera di una dama romana di Aquileia.

Il soggetto è la dea Venere accompagnata da un amorino in volo e da un secondo piccolo personaggio di cui restano purtroppo solo sulla base i due piedini.

La lavorazione accuratissima e sapiente permette di riconoscervi l’opera di un maestro aquileiese che si era formato alla scuola alessandrina: documenta in modo eloquente come Aquileia fosse il terminale della via dell’ambra e vi sorgesse una fiorente industria dell’intaglio dalla metà del I e durante tutto il II secolo d.C

Placchetta in ambra raffigurante Hypnos, il Sonno

ultimo quarto I secolo d.C.
da Aquileia 1889
altezza cm 8,5
inv: 1349

Prezioso capolavoro in ambra lavorato ad altorilievo ritrovato all’interno di un’urna cineraria ad Aquileia. La figuretta infantile è quella di un erote con ampie ali, armato di una faretra, che, stanco, ha portato il braccio sinistro piegato con la mano dietro la testa nella consueta posizione del sonno. Non si deve trattare semplicemente di Cupido, in quanto nella mano destra regge uno stelo con una grossa capsula di papavero da oppio: questo simbolo del sonno permette di riconoscere nel fanciullo Hypnos, il dio del sonno, che raccoglieva i sogni per inviarli agli uomini.

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