VII – IV secolo a.C.
CERAMICA ETRUSCA
Alla metà dell’VIII secolo a.C., la ceramica prodotta in territorio etrusco era caratterizzata da argille grossolane, dalla lavorazione a mano e dalla cottura imperfetta: la così detta ceramica ad impasto. Dalla ceramica ad impasto si sviluppò, nel VII secolo a.C., il bucchero, attraverso un processo di perfezionamento nella tecnica di depurazione e ossidazione.
VII-VI secolo a.C.
IL BUCCHERO
I primi esempi di bucchero sono apparsi a Caere (Cerveteri), nel sud dell’Etruria, mentre l’apogeo di questa ceramica si pone tra il secondo quarto del VII e la metà del VI secolo a.C. Ebbe un largo raggio di esportazioni che, soprattutto nella forma del kantharos, andava dalle colonie siciliane alla Grecia propria e all’Egeo.
La decorazione è data da rilievi e incisioni che dimostrano l’imitazione del vasellame metallico ontemporaneo.
Anfora
Fascia a motivi impressi: “sigilli” raffiguranti uomo seduto in trono seguito da armati
Altezza cm 36; diam. 13,2
Secondo quarto del VI secolo a.C.
Inv. S.554, legato Sartorio 1910
Calice
Altezza cm 15
VII-VI secolo a.C.
Inv. 7742, legato Oblasser 15-2-1916
VII-IV secolo a.C.
CERAMICA ETRUSCA DIPINTA
Una migliore depurazione dei materiali di partenza, l’uso del tornio veloce e il controllo della cottura vennero introdotti in Etruria dai rapporti con il mondo greco, dall’abbondante importazione dei materiali prodotti in Attica e a Corinto e soprattutto dall’immigrazione in terra italica di artigiani formatisi in Grecia.
La prima ceramica etrusca dipinta a fondo chiaro è la ceramica etrusco-geometrica, seguita dalla ceramica etrusco-corinzia. Poi, per l’influsso della ceramica attica si sviluppò, poco prima della metà del VI secolo a.C., la ceramica etrusca a figure nere.
VII secolo a.C.
CERAMICA ETRUSCO-CORINZIA
Si definisce ceramica etrusco-corinzia la produzione di imitazione e adattamento della ceramica corinzia. Inizia nell’Etruria meridionale intorno al 630 a.C. (data convenzionale per l’inizio del periodo detto “orientalizzante recente”) con un gruppo di vasi attribuiti ad un ceramografo formatosi a Corinto tra il 640 e il 625 a.C. e chiamato convenzionalmente Pittore della Sfinge Barbuta. I centri di maggiore produzione furono Veio, Caere (Cerveteri), Tarquinia e Vulci. Si tratta di una produzione scarsamente omogenea, le decorazioni sono prevalentemente lineari e animalistiche, mentre le figure umane sono presenti in misura minore. La tecnica policroma è particolarmente diffusa, consona all’esuberante fantasia nel disegno, che conduce a figure sproporzionate e inverosimili, impensabili per il mondo greco.
Le forme vascolari derivano da quelle corinzie con argilla fine e di color giallo chiaro, appena tendente al grigio o al marrone. La pittura è opaca e inconsistente.
Alabastron
Fregio continuo di cani in corsa
Ceramica italo-corinzia
Altezza cm 12; diam. 7
620-590 a.C.
Inv. S.452, legato Sartorio 1910
VI-V secolo a.C.
CERAMICA ETRUSCA A FIGURE NERE
Come accadde nel resto del Mediterraneo, anche in Etruria le importazioni di oggetti ceramici si rivolsero, dal secondo quarto del VI secolo a.C., ai prodotti attici; il cambiamento nelle importazioni condusse ad un mutamento nelle imitazioni che si riferirono ai modelli della ceramica attica a figure nere.
In generale i pittori etruschi a figure nere sono meno accurati nel disegno e gli esiti sono maggiormente decorativi. La qualità tecnica non raggiunge gli standard attici: vi è scarsa attenzione all’equilibrio delle forme e la cottura è diseguale. L’argilla va dal giallo grigio al rosa, la pittura varia nella tendenza al nero ed è piuttosto opaca. Questi prodotti sono stati solo raramente trovati al di fuori del territorio etrusco.
Le figure nere etrusche terminano alla metà del V secolo a.C. quando la ceramografia locale si volge alle figure rosse.
VI secolo a.C., ultimo quarto
PITTORE DI MICALI
Il più numeroso gruppo di vasi etruschi a figure nere prende il nome da Giuseppe Micali, il primo studioso che ne pubblicò alcuni. Il maestro operò a Vulci nell’ultimo quarto del VI secolo a.C., mentre l’attività della scuola scende oltre la fine del secolo.
Il Pittore di Micali ha uno spirito vivace ed è poco preciso nei dettagli interni, dove le incisioni possono essere sostituite da linee bianche.
Le figure hanno teste per lo più di forma ovoide, con fronte appena accennata, con linea del naso e della parte inferiore del viso sfuggente. I corpi sono sottili, longilinei, spesso angolosi, dalle proporzioni per lo più sbagliate: gambe e avambracci troppo lunghi, cosce e braccia troppo corte.
I vasi sono imperfetti nella cottura e nella vernice.
Hydria
Lotta fra due guerrieri
Coppia di sfingi (sul collo)
Ceramica etrusca a figure nere
Altezza cm 42,5; diam. bocca 21,5; diam. piede 14
Fine del VI secolo a.C., Pittore di Micali
Inv. S.397, legato Sartorio 1910
V-IV secolo a.C.
CERAMICA A FIGURE ROSSE
La ceramica etrusca a figure rosse manifesta, dalle sue origini, uno scarso interesse per la tecnica originaria. Nell’esecuzione delle figure invece di usare la tecnica a risparmio (dipingendo in nero attorno alla figura che rimane rossa) si preferisce l’applicazione del colore rosso sul fondo nero. Con il declino della ceramica attica e il fiorire di quella magnogreca e soprattutto apula nel IV secolo a.C., anche la ceramica etrusca tende ad acquisire maggiore autonomia, testimoniata ulteriormente dalle iconografie impiegate.
Le versioni etrusche delle figure rosse coprono circa due secoli, le esportazioni sono minime e limitate agli insediamenti costieri dell’Italia meridionale non insulare.
Cratere a calice da Tuscania
Lato A: Defunta portata negli inferi dai demoni della morte Charun e Tuchulcha
Lato B: Scena dionisiaca con asino
Ceramica etrusca a figure rosse
Altezza cm 35; diam. bocca 31; diam. base 14,5
325-300 a.C., Gruppo del Pittore di Alcesti
Inv. 2125, legato Zamboni 1910
Stamnos
Lato A: Grifone attacca guerriero disteso a terra
Lato B: Defunta portata negli inferi dal demone della morte Charun
Ceramica etrusca a figure rosse
Altezza cm 32,5; diam. bocca 19,5
Fine V – inizio IV secolo a.C.
Inv. 7630, legato Oblasser 15-2-1916