Una piramide fa sempre Egitto

Il pyramidion del sacerdote funerario Nes-nebu-hotep in calcare dipinto, del 332-30 a.C.: Sala egizia del Museo d’Antichità Winckelmann di Trieste.

Non ci sono dubbi che nell’immaginario comune la forma più legata all’antico Egitto sia la piramide. Nel museo triestino, nella Collezione egizia, c’è un pyramidion, cioè una piccola piramide in pietra simbolo solare, che formava la punta di un obelisco o di una piramide. Si tratta di un piccolo monumento funerario (alto 35 centimetri), commemorativo del nome e dei titoli di un defunto, in particolar modo di un sacerdote, con funzione simile a una stele, che fu molto apprezzato nel sito sacro di Abido in Epoca Tolemaica (periodo tra 332 e 30 a.C. durante il quale l’Egitto era dominato dai Greci).

Il proprietario di questo monumento fu, come dicono i geroglifici, Nes-nebu-hotep, sacerdote del culto funerario, che è raffigurato sulla faccia principale in posizione di orante, mentre è in adorazione del sole. Sulle altre tre facce, in armonia col carattere solare del monumento, sono rappresentati i tre aspetti dell’astro: Ra, il sole medesimo, Khepri, il sole che sorge, e Atum il sole al tramonto.

È attualmente esposto alla mostra “Sotto il cielo di Nut. Egitto divino” a Milano, al Civico Museo Archeologico; ma è appena tornato da un tour in Cina (vedi anche ambasciatore 8); ed è stato a Lubiana, a Budapest e in Sardegna.

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