Vita Quotidiana

Olle in vetro e ceramica di uso funerario

01. Olle in vetro e ceramica di uso funerario

Le olle, recipienti dalla forma globulare o ovoidale, ebbero un doppio uso: in ambito domestico come contenitori per alimenti e in ambito funerario come urne cinerarie.
Le olle furono prodotte sia in ceramica comune (prevalentemente in rozza terracotta e in ceramica semidepurata) che in vetro.
La provenienza dalle tombe della maggioranza delle olle, che possono ancora conservare le ossa combuste del defunto, giustifica l’alta percentuale degli esemplari integri conservati.
Gli esemplari qui esposti provengono probabilmente dal territorio di Aquileia, nel quale furono con verosimiglianza anche prodotti.
Le olle in vetro sono diffuse soprattutto in area norditalica e nelle province occidentali dalla metà del I all’inizio del III secolo d.C., mentre quelle in ceramica coprono un arco cronologico maggiore, trovandosi nei corredi funerari già nei secoli precedenti.
Dieci urne in ceramica grezza rinvenute nella necropoli della Bacchina ad Aquileia; 18969-18978.
Diciannove olle in vetro con sette coperchi: inv. 8004, 8040, 8081, 8082, 8083, 8084, 8085, 8188, 8189, 8190, 8194, 8195, 8743, 8745, 8746, 8748, 8749, 8750, 8752, 8753, 8754, 8760, 8761, 8762.

Stoviglie in ceramica

La mensa dell’antica Roma era caratterizzata da diverse produzioni di vasellame, più o meno fine, le cui tecniche di lavorazione e aree di produzione sono note. Naturalmente il vasellame più raffinato era in metallo – oro, argento e bronzo – mentre con la ceramica si cercava di imitarne l’effetto. Esisteva poi tutta una serie di contenitori di semplice terracotta, anche dall’aspetto grezzo, per l’uso sulle tavole semplici, in cucina e da mettere sul fuoco.

Terra sigillata

La ceramica detta sigillata è una produzione fine da mensa, destinata come servizio da tavola, caratterizzata da una vernice rossa realizzata con un sottile strato o ingubbiatura di argilla molto depurata, che in cottura dava al vaso una colorazione rossa di varie tonalità, più o meno lucente. La denominazione è moderna e deriva dalle figure con cui poteva essere decorata: in latino sigillum = piccolo oggetto in argilla cotta.

Molti dei pezzi portano impressi dei bolli o sigilli con i nomi dei proprietari delle fabbriche, una presenza che ha permesso di studiare luoghi di produzione e aree di diffusione.
Il vaso veniva realizzato al tornio, anche direttamente entro matrice, e la produzione divenne di serie, ispirata al vasellame coevo in argento. Analoghi erano i motivi e la decorazione a rilievo, modellata a parte e applicata, o impressa (anche con l’uso di rotelline e punzoni) o “a la barbotine” (decorata con disegni in argilla diluita).

Terra sigillata orientale

Le prime ceramiche con rivestimento rosso più o meno lucente sono attestate in oriente e furono prodotte in area siro-palestinese dalla metà del II secolo a.C. (sigillata orientale A).
L’uso di fabbricare vasi di questo genere si allargò successivamente anche all’Asia Minore, attuale Turchia, e a Cipro, dove sembra che alcune officine siano state attive dalla metà del I secolo a.C. alla metà del II secolo d.C.

02
brocca in sigillata orientale A, inizio I secolo d.C., inv. 18927
brocca in sigillata cipriota, seconda metà I sec. d.C., inv. 18926 Cipro 750
coppetta in sigillata cipriota, I sec. d.C., inv. 2717 Grecia 487

Terra sigillata italica e norditalica

In Italia la produzione di terra sigillata cominciò dopo la metà del I secolo a.C. in particolare in officine di Arezzo in Etruria, le quali successivamente diffusero i loro prodotti attraverso succursali anche fuori d’Italia, come nella Gallia del sud (Francia meridionale). Una produzione particolare, anche con forme proprie, è stata individuata nell’area della Val padana (sigillata norditalica). Le produzioni italiche e norditaliche cessarono nel corso del II secolo d.C.

03
Due coppette in sigillata italica, prima metà I sec. d.C.,
inv. 2892; 2716 Grecia 486
tre piatti in sigillata norditalica, I sec. d.C.
inv. 18921-18923

Terra sigillata africana

Dalla fine del II secolo d.C. cominciarono a diffondersi nel Mediterraneo i prodotti in terra sigillata dell’Africa settentrionale. Questo fenomeno, parte dello straordinario sviluppo economico che caratterizzò l’area, produttrice ed esportatrice di olio, assunse col tempo sempre più i caratteri di una vera egemonia commerciale.
L’apice del predominio si ebbe tra la metà del IV e il V secolo d.C., con prodotti usciti da officine dell’attuale Tunisia settentrionale (sigillata africana D), in attività fino al VII secolo d.C.
La sigillata africana si distingue per la colorazione arancione intensa, tendente al rosso, dall’aspetto leggermente granuloso.

04
Due piatti in sigillata africana D, IV – metà V sec. d.C.
inv. 18924-18925
Coppa su alto piede in sigillata africana D, seconda metà V – inizio VI sec. d.C.

05
inv. 18919
Fiasca in sigillata africana A, fine I – prima metà II sec. d.C.
inv. 18920

Ceramica invetriata imperiale

Ceramica caratterizzata dalla presenza di invetriatura che, oltre a impermeabilizzare i recipienti, li rendeva più preziosi, riecheggiando quelli in metallo e vetro.
Sulla forma ceramica veniva applicata una vernice a base di silice e piombo che in cottura si vetrificava con una tecnica di origine orientale dalla Mesopotamia. Prodotta tra I secolo a.C. nelle fabbriche della Fenicia e dell’Asia Minore, dal periodo di augusto si diffuse anche nei centri italiani.

06
Scodella frammentaria con motivo vegetale in rilievo invetriata, di produzione alessandrina e periodo augusteo proveniente da Aquileia
inv. 18928

Ceramica a pareti sottili

Classe ceramica che comprende vasi di piccole dimensioni, soprattutto impiegati per bere, caratterizzata da pareti particolarmente sottili (che può arrivare anche a meno di un millimetro) e da una decorazione assente o solo sommaria, incisa o applicata.
Questo vasellame cominciò a diffondersi dall’inizio del II secolo a.C. e fu prodotto in più aree italiche e provinciali.
Nell’area adriatica nordorientale si sviluppò una produzione nel corso del I secolo d.C., in particolare ad Aquileia, con coppe carenate e bicchieri ovoidi caratterizzati da argilla grigiastra (terra nigra).

07
tre bicchieri, I sec. d.C.
inv. 18937-18938 e 18940

08
tre coppette, I sec. d.C.
inv. 18939, 18941 e 18942

09
cinque boccali o ollette panciuti e ansati, II – III sec. d.C.
inv. 18929-18933,

10
tre vasetti miniaturistici, I – III sec. d.C.
inv. 18934-18936

Ceramica comune

Sotto questa denominazione viene raccolto il vasellame prodotto con argilla più o meno grossolana dalle semplici forme funzionali.
Si tratta di ceramica a basso costo, prodotta per lo più localmente, priva di decorazione o decorata molto semplicemente.
A seconda del tipo di impasto, questo vasellame può distinguersi in rozza terracotta, ceramica semidepurata o depurata.
La datazione dei singoli esemplari è spesso generica e ampia, data la continuità produttiva di certe forme.

11
Quattro brocche in ceramica comune depurata, I – III sec. d.C.
inv. 18960-18963

12
Olpe in ceramica comune depurata, I – III sec. d.C.
inv. 18959

13
Sei olle in ceramica comune, I – III sec. d.C.
inv. 18964-18968 e 18979

Balsamari

Il nome deriva dal fatto che questi recipienti potevano contenere balsami, profumi, polveri cosmetiche, forse anche medicinali. Erano usati nella vita quotidiana, ma facevano anche parte del corredo funebre.
Le forme dei balsamari ceramici furono influenzate, a partire dalla metà del I secolo a.C., da quelle in vetro (ampiamente diffuse dopo la scoperta della soffiatura del vetro), trasformandosi da balsamari piriformi a fondo piatto.
In seguito, la produzione standardizzata e a basso costo dei balsamari in vetro decretò la fine di quelli in ceramica.

14
Cinque balsamari fusiformi di produzione apula, II – I sec. a.C.
inv. 7661, 18943-18946

15
Quattordici balsamari piriformi a base piatta, I sec. a.C. – I sec. d.C.
inv. 18947-18958, 2890, 7690,

Vasi e parti di vaso in bronzo

Non certo comuni come i vasi in ceramica, quelli più preziosi erano in metallo, bronzo e argento.
Le pareti del vaso, più sottili e voluminose, si degradano prima mentre le parti che si conservano più facilmente sono i piedi e i manici, realizzati a parte e applicati. Sono spesso decorati in modo fantasioso con motivi vegetali e zoomorfi o con figure dionisiache.

18 a-c
tre vasi in bronzo, I – III secolo d.C.
inv. 5400, 5394, S. 848

19
due anse di vasi in bronzo, I – III secolo d.C.
inv. 5451, 1336.

20
Manico a testa di ariete,
inv. 5438 S. 822

21
Ansa con busto giovanile,
inv. S. 821

22
Decorazione per manico mobile di situla con Dioniso, III secolo d.C.,
inv. S. 866

23
tre piedi di vasi o mobiletti, I – III sec. d.C.
inv. 5432, 2943, 5431

Due reperti da Prepotto (Cividale)

24
Candelabro, sostegno per lucerna con base tripode scomponibile configurato con tre pantere.
Bronzo, VI secolo d.C., da Prepotto presso Cividale
inv. 619

25
Brocca a bocca trilobata
Bronzo, epoca longobarda, da Prepotto presso Cividale
inv. 1347

Cucchiai e attingitoi

Le posate non ebbero una grande diffusione, usando gli antichi direttamente le mani. I cucchiai (ligulae) erano spesso presenti sulle tavole. Originariamente di legno, se ne fabbricarono in osso e in metallo, bronzo o argento.

Gli attingitoi (simpula) sono costituiti da piccole coppe con manico ed erano impiegati soprattutto per attingere il vino.

16, 17
Bronzo, I – V secolo d.C.
attingitoi: inv. 5424, 5429 e 18674
cucchiaio: inv. 5458 Obl. 12
in osso: inv. 18781-18784

Strumenti in bronzo

Misurare, avvisare e viaggiare
Il più comune strumento per la misurazione del peso di oggetti di contenute dimensioni era la stadera.
Sostenuta tramite un gancio, era costituita da un’asta graduata sulla quale scorreva un peso, solitamente configurato a busto, e un piatto o un gancio sul quale veniva depositato l’oggetto da pesare.

26
Bronzo, età imperiale romana
stadere: inv. 1402, 3478
Elementi di un piccolo bilancino: inv. 5391

27
Due pesi configurati a busto
bronzo e piombo
inv. 3467 e 5364

28
Busto femminile velato
Bronzo, seconda metà II sec. d.C.
Raffinato busto femminile velato e diademato con chitone fermato sulla spalla sinistra; vi si può riconoscere la dea Giunone o un’imperatrice nelle vesti della dea. Il forellino nel diadema indica che poteva essere appeso: un contrappeso di stadera.
Fu ritrovato nel 1903 nei pressi di S. Maria della Neve, sopra Castel San Sergio (Cernical, distretto di Capodistria). Inv. 2459

29. COMPASSO
Presso gli antichi romani esisteva un tipo di compasso (detto circinus) in bronzo o ferro a braccia dritte terminanti a punta, usato per tracciare linee guida parallele o eseguire semicerchi, circonferenze e fori.
Bronzo, epoca imperiale romana
inv. 5573 da Aquileia.

30. CAMPANELLE
Le campanelle (tintinnabula) furono molto diffuse nel mondo romano, sia per la loro funzione di segnalatore acustico che per quella di amuleto, capace di scacciare con il suo tintinnio gli spiriti maligni.
Bronzo, I – II secolo d.C.
inv. 2994 da Aquileia, 3001, 3016, 3018 da Aquileia, 3019, 3020, 3021, 5401, 5407

59. SOSPENSIONI PER CARRO
Al fine di ammortizzare i sobbalzi la cassa, o abitacolo, del carro a quattro ruote coperto (una specie di diligenza) era sospesa a una cinghia di cuoio che passava nei due anelli laterali e girava intorno al corpo centrale di queste guarnizioni di sospensione.
Le colonne verticali, con terminazione a sfera, sono cave, e venivano infilate in perni presso le ruote anteriori.
Bronzo, epoca imperiale romana
inv. 5414 e 5415

Divertirsi e circondarsi di cose belle

31. RILIEVO CON MASCHERA TEATRALE DI MENADE
Calcare, fine I a.C. – prima metà I d.C.
inv. 12523 da Aquileia

Dadi, bossoli e pedine

Il gioco dei dadi, regolato da precise norme, fu molto praticato nel mondo romano, così come lo era già stato presso i Greci. Per il lancio dei dadi si usavano dei bossoli (fritilli) di diversi materiali, tra i quali forse anche i vasetti ceramici ovoidi su alto piede.

Diffusi erano alcuni giochi con le pedine, come uno speciale tipo di dama (ludus latruncolorum) o un gioco simile al moderno tric trac (ludus duodecim scriptoru). A tale scopo si utilizzava un ripiano, dove era disegnata una scacchiera (tabula lusoria).

Le pedine e i dadi erano solitamente in osso, ma sono noti anche casi di dadi in bronzo, pietra, avorio, cristallo o ambra.

32.
Tredici fritilli in ceramica comune, età imperiale romana
inv. 18980-18992. 

Nove dadi in osso, età imperiale romana, inv.18993/1-9; sette dadi in pietra inv. 18994/1-7

Sei pedine in vetro inv. 18995/1-6; due pedine in pietra inv. 18996/1-2; due pedine in osso di forma bombata inv. 18997/1-2; otto pedine in osso con decorazione a occhio inciso inv. 18998/1-8; due pedine in osso con decorazione a occhio inciso inv. 18999/1-2.

Giochi di bimbi

33
Putto con lepre
bronzo, II – III secolo d.C.
inv. 5416

34
Putto seduto
bronzo, II – III secolo d.C.
inv. 2482

35
Tre stoviglie giocattolo
ceramica, età ellenistica e imperiale romana
piattino inv. 18917, olletta inv. 18918, lucernetta 11372 Grecia 298

76. STATUETTA DI FANCIULLO O EROTE CON CONIGLIO
Marmo
I secolo d.C.
inv. 2225

36. STATUETTA FEMMINILE PANNEGGIATA
alabastro cotognino, prima metà II secolo d.C. da Aquileia
inv. 2172

Raffinata statuetta a tecnica mista di cui si conserva solo la parte in alabastro mentre sono andati perduti la testa, le braccia e un oggetto appoggiato sulla spalla sinistra (una cornucopia?), che dovevano essere realizzati in diverso materiale, molto probabilmente in marmo bianco.

58. CANE GOCCIOLATOIO
Terracotta, I sec. a.C.
Da Aquileia
Il cane lupo a pelo lungo ha tra le zampe un’ampia apertura arcuata, per far passare un tubo dell’acqua.
In base al confronto con una serie di analoghi esemplari (come la coppia dagli scavi sul Palatino a Roma, dall’area del santuario di Cibele, e quella da un’area sacra di Montepulciano) deve essere considerato parte di un tempietto o edicola legato al culto delle acque.
inv. 12581

Ninnoli e gioie in ambra

Con il termine ambra si indicano diverse resine fossili di colore che può variare dal giallo all’arancio, dal rosso al bruno, con vari gradi di trasparenze.
L’ambra, apprezzata e lavorata sin da epoche preistoriche, si raccoglieva soprattutto lungo le coste del Mar Baltico.
Nel mondo romano essa fece la sua comparsa intorno alla metà del I secolo d.C., una volta pacificato il confine danubiano dell’Impero, area da cui probabilmente la commerciavano i popoli germanici. Essa giungeva infatti in Italia attraverso la “via dell’ambra”, un insieme di antichi percorsi transalpini che collegavano l’area adriatica orientale a quella danubiana.

Ad Aquileia, probabile terminale della via dell’ambra, sorse una fiorente industria dell’intaglio dell’ambra con raffinati motivi, in parte tratti dal repertorio egittizzante.
Ambra, metà I – II secolo d.C. da Aquileia

37
Alzata con Venere e amorini
ambra, I secolo d.C.
inv. 1358

38
Placchetta con Eros Ypnos
ambra, II secolo d.C.
inv. 1349

39
Ochetta
ambra, seconda metà I secolo d.C.
inv. 1414

40
Composizione con natura morta di frutta
ambra, fine I secolo d.C.
inv. 1417

41
Vasetto con erote vendemmiante
ambra, fine I secolo d.C.
inv. 1350

42
Babbuino suonatore di doppio flauto
ambra, seconda metà I secolo d.C.
inv. 1353

43
Pendente con Priapo
ambra, II secolo d.C.
inv. 1436

44 a-e
ambra, II secolo d.C.
Pendente a forma di pesce, inv. 1351
Placchetta con pesce, inv. 1359
Testuggine marina, inv. 1433
Conchiglia, inv. 1435
Pendente a forma di fico, inv. 1415

45
ambra, II secolo d.C.
Anelli con animale 1354 e 1424; con vittoria 1355; con busto femminle 1357; con testina umana 1422; con castone inciso 5658; castone liscio 5656; liscio 1432, 5657; grosso e liscio 5655
Placchetta con protome femminile, inv. 1356

46 a-b
Collane a vaghi cilindrici o bombati
ambra, II secolo d.C.
inv. 1360, 31446; 1352

47
vaghi
ambra, II secolo d.C.
inv. 1432, 7982, 7986, 1418, 1423, 1429, 1427, 1421, 1426, 1425, 1419, 1428, 1431, 1430

48
Bastoncello o conocchia
ambra, II secolo d.C.
inv. 1413

Gioie di vetro

49. BRACCIALI IN VETRO
Realizzati a cerchio chiuso i bracciali erano usati al braccio e all’avambraccio, furono molto diffusi dal mondo celtico a quello romano in una produzione articolata in svariati tipi: a superficie liscia, con filamento applicato, lavorati a spirale, oppure decorati con motivi impressi.
I lingotti di vetro colorato, soprattutto nero, venivano importati dalla Siria e dalla Palestina e poi rifusi e lavorati nelle officine dislocate in numerosi punti dell’Impero romano, certamente presenti anche a Aquileia tra III e IV secolo d.C. La quantità di esemplari rinvenuti mostra il grandissimo favore incontrato unitamente all’estrema fragilità di tale ornamento usato dalle donne in vita e anche rinvenuti in sepolture.
Vetro, III a.C. – V d.C.

50 a-b. COLLANE DI PERLE IN VETRO
Da sempre, perle di forme, colori e tecniche diverse sono state usate per comporre collane e bracciali, ma anche usate singolarmente.
Realizzate in vetro le perle non erano solo oggetti per adornarsi e venivano caricate di potere magico per allontanare sfortuna e negatività, in quanto il vetro apparteneva al mondo delle credenze e superstizioni.
Si tratta di una classe complessa, caratterizzata da un gran numero di tipi e dalla datazione che può coprire un periodo relativamente breve oppure protrarsi addirittura per secoli, giungendo talvolta fino ai nostri giorni attraverso le produzioni di Venezia, Murano e altri siti.
Vetro, periodo romano
inv. 8146, 8145, 8406; 8408, 8409, 8431, 8407 da Cipro; inv. 8432, 8741; davanti 8428

51. Perle cosiddette “a occhio”
I motivi circolari dalla varia conformazione ricordano uno o più occhi, pertanto queste perle sono dotate di forte valore scaramantico, capaci di “guardare” in tutte le direzioni. Di iniziale produzione fenicia, continuano in età romana e altomedievale.

52. Perle dette “a macchia” e “a spruzzo”
Realizzate rispettivamente con elementi circolari sparsi senza ordine e “briciole” di vetro variamente colorato, inglobate facendo rotolare la perla ancora molle su frammenti di vetro.

53. “Trilobitenperlen”
Piatte, con due fori, in pasta vitrea nera, ricordano nella forma i Trilobiti fossili del Paleozoico.

54. Perle “a melone”
Le più diffuse nel tempo e nei luoghi, queste perle, comparse in Egitto in epoca faraonica, sono sopravvissute nel mondo romano, in quello medievale, fino a giungere ai nostri giorni, ad esempio come grani dei rosari.
Vetro, età imperiale romana.

Chiavi e lucchetti

Anche il mondo romano ebbe la necessità di proteggere i propri beni e tesori con serrature a scorrimento e lucchetti.

55
Chiavi in bronzo, età imperiale romana
inv. 31450, 31451, 31453, 2952
inv. 2958, 2954 e 2957
inv. 2950, 2951

56. Lucchetto scomponibile decorato da testa umana
Bronzo, I secolo d.C.
inv. 5376 da Aquileia

57. Lucchetto con complesso meccanismo a scorrimento interno, configurato a testa femminile con elmo
Bronzo, età imperiale romana
inv. 5377

Lucerne di bronzo e terracotta

Accanto alle più comuni lucerne in ceramica, furono sempre prodotte anche quelle in bronzo, con influenze reciproche.
Le lucerne qui esposte esemplificano alcune delle forme diffuse nel corso del I e del IV secolo d.C.

60
anello con catenelle inv. 5576

61
lucerna a corpo costolato e foglia sull’ansa, inv. 5403
lucerna a volute doppie con ansa ad anello con foglia, inv. 5404
lucerna con croce, inv. 5405
lucerna a canale inv. 5409 da Taranto

62 a-d
lucerna con ansa a maschera tragica, inv. 4891 da Zara
lucerna a volatile, inv. 5412
lucerna a toro, inv. 5413.
lucerna a testa di africano sospesa ai suoi ganci, inv. 1401

63 a-b. LUCERNE CONFIGURATE A PIEDE

Tra le lucerne configurate un tipo particolare, attestato sia in ceramica che in bronzo, è costituito dalle lucerne a forma di piede calzato.
Poiché tale raffigurazione compare spesso su monete o gemme in associazione con il dio Serapide, è possibile che queste lucerne siano in qualche modo connesse con il culto del dio.
Bronzo e ceramica, I – II secolo d.C.
inv. 5406 e 2869

64 a-c. Sei lucerne in terracotta

Polilicne inv. 11143 e 11297, bilicne 11298 e 11299; con contrappeso figurato 11300 e a canale 11149

Pittura parietale

65
Demone danzante alato
I secolo d.C.
inv. 7961

66
Uccellino
I secolo d.C.
inv. 7962

67
Pavone
I secolo d.C.
inv. 7963

Il mondo dell’anfiteatro e della palestra

68. GLADIATORI COMBATTENTI SU CATASTA O PONS
Calcare; II secolo d.C.
da Cos, dono del Lloyd austriaco 1888
inv. 2217

Su un’alta Catasta o Pons, un reziario attacca il secutor che tenta di aggredirlo, salendo dalla rampa di destra. La lastra è spezzata nella parte sinistra dove doveva trovarsi il secondo secutor, verso il quale guarda il reziario.
Il reziario è armato nella sinistra di pugnale e tridente (fuscina), mentre lancia un proiettile con la destra; altri proiettili sono ai suoi piedi.
Il secutor, che regge con la mano destra una spada, è protetto da uno scudo rettangolare, da un elmo liscio e da uno schiniere sulla gamba sinistra.
Le iscrizioni in caratteri greci riportano i nomi dei combattenti, purtroppo incompleti, mentre nel pons si legge che il reziario vittorioso fu liberato dalla gladiatura, probabilmente alla fine di questo combattimento.

71. ELMO CON CRESTA SQUADRATA
Elmo che faceva parte dell’equipaggiamento del gladiatore detto oplomaco, armato anche di piccolo scudo rotondo, lunga lancia e pugnale. Il nome deriva dal greco “oplita”, il tipico soldato della falange, poiché molti tipi di gladiatori richiamavano i popoli conquistati dai Romani.
Bronzo, età repubblicana
Collezione Civico Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”

72. LUCERNE IN TERRACOTTA
Cinque lucerne con raffigurazioni di gladiatori in combattimento o a riposo.
I – II secolo d.C.
Inv. 11296, 12400, 38855, 38856, 38857

Il mondo della palestra

I Romani ereditarono dal mondo greco una particolare passione per la cura del corpo maschile, ma anche femminile, che veniva allenato nella palestra e nelle gare. Mentre tipicamente romana era la frequentazione delle terme tanto per l’igiene del corpo che per la convivialità e la socializzazione.

73.
Gli strigili erano particolari oggetti ricurvi con il manico, venivano usati nelle terme e nelle palestre per asportare dalla pelle il sudore, la polvere e l’olio dopo l’attività ginnica o il bagno.
Bronzo, II a.C. – II d.C.
strigili: inv. 1467, 3749, 4890

74
L’olio era contenuto in vasetti sferoidali con piccola ansa in cui infilare il dito, stretto collo e larga imboccatura, detti aryballoi.
Bronzo, II a.C. – II d.C.
ariballi: inv. 5393 da Taranto, 5395

75. ATLETA
Bronzetto raffigurante un atleta
Inizi I secolo d.C.
inv. 2571

Le Collezioni

L’Orto Lapidario

Giardino del Capitano

Lapidario Tergestino

Histri in Istria

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