Questa sezione espone un vasto ed interessante repertorio di ceramica attica e magnogreca dall’età arcaica fino a tutto il periodo ellenistico.
I vasi provengono da collezioni private, formatesi a Trieste durante l’Ottocento ed in seguito pervenute al Museo o tramite lasciti testamentari o acquisti pubblici.
Il maggior numero di esemplari ed i più prestigiosi appartenevano alla raccolta di Ottavio Fontana, un commerciante triestino, che si appassionò prima di numismatica e poi anche di ceramica, su suggerimento e consiglio dell’illustre archeologo Gerhard. Alla sua morte la collezione fu divisa tra i due figli e la parte ereditata da Giuseppina passò in seguito al figlio Giuseppe Sartorio, i cui discendenti la donarono al Museo assieme ad un interessante album di acquarelli che riproducono i vasi, realizzato da un pittore dell’epoca, Ugo Flumiani.
Sempre nell’Ottocento Vittorio Oblasser e i fratelli Ostrogovich, tutti commercianti triestini e appassionati di ceramica antica, riuscirono a metter insieme delle interessanti raccolte, sfruttando i loro contatti d’affari con il Sud Italia ed in particolare con la Puglia. I vasi Oblasser furono donati al Museo dagli eredi, invece la collezione Ostrogovich fu acquistata nel 1871 dal Museo.
Le modalità di acquisizione e ritrovamento dei reperti fanno sì che il luogo di provenienza sia quasi sempre sconosciuto.
L’esposizione permette di compiere un ideale percorso cronologico della civiltà greca a partire dal sec. VII a.C., con gli esemplari più antichi di stile corinzio e di bucchero etrusco, fino al termine dell’età ellenistica con la produzione a vernice nera.
Gli esemplari più prestigiosi appartengono alla ceramica attica sia a figure nere sia a figure rosse: l’anfora panatenaica, che veniva consegnata in premio ai giochi di Atene, analoghi a quelli di Olimpia, e che conteneva olio ricavato dagli ulivi sacri; l’hydria a figure nere, che serviva a versare l’acqua, con la firma del vasaio Tychios sull’orlo ed i nomi delle divinità rappresentate.
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Tra i vasi a figure rosse bisogna segnalare lo stamnos, recipiente destinato a tenere in fresco il vino durante il banchetto, con l’introduzione di Eracle nell’Olimpo ed il grande cratere del Pittore di Leningrado con una elegante e raffinata scena di banchetto.
Una parte cospicua dei vasi esposti provengono dalla Magna Grecia, in particolare dalla Campania, dalla zona lucana e soprattutto dalla Puglia. Tra questi ultimi, spicca la grande anfora pseudopanatenaica del Pittore di Licurgo con un’ardita rappresentazione della lotta contro le Amazzoni su un lato e sull’altro la caccia al cinghiale calidonio e il monumentale cratere a mascheroni con scene funerarie.
Inoltre si possono vedere numerosi esempi di oggetti di uso quotidiano del corredo femminile.
Caratteristica e ben riconoscibile è anche la ceramica proveniente dall’antica cittadina di Gnathia in Puglia, non decorata a risparmio ma sovradipinta a piccoli motivi vegetali e databile all’ultimo periodo della produzione greca.
Ceramica Corinzia
La ceramica corinzia del VII sec. a.C. è esemplificata da alabastra e aryballoi, usati per la cosmesi, e anche da oinochoai e pissidi, tutti caratterizzati dall’uso di argille fini, superfici chiarissime e lisce, ma soprattutto da motivi decorativi a fasce e a fregio di animali in movimento tra disegni geometrici e floreali: una produzione artigianale e seriale, che ebbe un’amplissima diffusione in tutto il bacino mediterraneo, fino al VI secolo compreso. Poi venne imitata, ad esempio dalla ceramica italo-corinzia o etrusco-corinzia in esemplari meno fini e dalla vernice opaca.
Ceramica attica
Il nucleo più importante della collezione è costituito dalla ceramica attica, tanto a figure nere che a figure rosse (del VI-V sec. a.C.), la cui produzione fu dominata da Atene e si distingue per la qualità tecnica e stilistica, la ricchezza narrativa e le forme armoniose. Accanto è presente la produzione della ceramica a vernice nera (V-I sec. a.C.), dalle superfici di una lucentezza quasi metallica e decorazioni a rilievo, che dominò incontrastata per tutta l’età ellenistica. Si tratta di vasi integri, anche di grandi dimensioni, ritrovati con ogni probabilità in necropoli. Il vasellame per la mensa o la toletta, dopo un periodo di uso più o meno prolungato, veniva infatti destinato a formare il corredo sepolcrale: oggetti domestici che il defunto doveva tenersi accanto, in una sorta di proiezione della vita quotidiana nell’Aldilà. I soggetti sono tratti dal mondo epico, mitologico e teatrale, ma illustrano anche il simposio, la palestra e l’eros. Prodotti in Grecia, questi vasi furono oggetto di un’imponente esportazione, soprattutto verso l’Italia e l’Etruria.
Ceramica magnogreca
Nella sezione magnogreca si segnala, per il numero dei pezzi, le dimensioni di alcuni esemplari, la bellezza e l’originalità, la ceramica del IV sec. a.C. proveniente dalla Puglia, che ebbe in Taranto il centro di produzione più importante. Questa ceramica manifesta la tradizione tecnica e stilistica derivante dal mondo attico, ad opera di artisti formatisi ad Atene, ma che diedero poi origine a uno sviluppo autonomo e originale. Sono state individuate serie di opere attribuibili a singoli maestri, ai quali è stato dato un nome convenzionale (“Pittore”, o “Gruppo di” seguiti generalmente dal nome della città in cui si trova ora il vaso riconosciuto come capostipite della serie). Grande è la varietà delle forme destinate al mondo della toletta e al banchetto, decorate a figure rosse con particolari policromi (in bianco, rosso-bruno e giallo). Tra esse devono essere ricordati i rhyta (corni potori, imitanti i prodotti della toreutica) a testa di capra e di grifo, di mucca e di cane del IV sec. a.C.
Ceramica Gnathia
La produzione ceramica della cittadina pugliese di Gnathia è caratterizzata dalle raffinate forme con superfici nere e motivi prettamente decorativi a piccole ghirlande ed elementi vegetali resi da dipintura a tocchi (350-300 a.C.). Alcuni esemplari di ceramica Gnathia (metà IV – fine III sec. a.C.).
Ceramica lucana
e campana
La produzione lucana a figure rosse del V sec. a.C. dipende direttamente dalla apula, mentre quella campana a figure rosse del IV, prodotta principalmente a Napoli, risente maggiormente dello stile attico.
Ceramica etrusca
Alcuni notevoli vasi esemplificano la ceramica etrusca: accanto al caratteristico vasellame in bucchero (anfore, oinochoe, kantharos e i calici su alto piede) dell’VIII-VII sec. a.C. sono visibili vasi a figure nere (VI sec. a.C.). e a figure rosse (325-300 a.C.).
Collezione Camerini
Ampliano la documentazione sul mondo etrusco la settantina di pezzi della collezione Camerini (materiali concessi in deposito dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli-Venezia Gulia nel 2004) composta da vasellame (due fibule e un cucchiaino in bronzo) proveniente dall’area etrusco meridionale. Accanto a calici e ollette dell’VIII sec. a.C., vi sono alcuni buccheri di età arcaica (tra VII-VI sec. a.C.), ceramica protocorinzia e etrusco-corinzia (tra cui una grande olpe) e ceramica italogeometrica. Un secondo gruppo appartiene al periodo ellenistico (IV-III) dominato da undici piattelli “Genucilia” con decorazione a vernice bruna e motivo a stella incorniciato da una fascia a onde correnti. Completano la collezione alcuni pezzi di produzione romana (I sec. a.C. – I d.C.).