1. La Torre del Porto (poi Torre dell’Orologio)
La torre del Porto o dell’Orologio, baluardo delle mura civiche trecentesche, s’innalzava al centro del tratto che si estendeva lungo la riva del mare; permetteva il passaggio dal porticciolo, o mandracchio, alla piazza Grande e si trovava nell’area dell’odierna piazza dell’Unità d’Italia, quasi al centro.
Quando nel 1838 venne demolita la torre, le iscrizioni che ne ricordavano le vicende storiche furono ricoverate nell’Orto Lapidario. (a destra una stampa della torre dell’orologio)
Dedica del restauro della Torre del Porto (poi Torre dell’Orologio)
[ inv. 5072 ]
Lastra rettangolare in calcare delimitata da cornici a motivi vegetali laterali, un tempo collocata sulla Torre del Porto.
1517
Maximilianus Caesar turrim
Venetis prius machinis concussam
terraemotu deinde horibili pene distructam
civitati benemerenti restaurari iussit
anno salutis MDXVII.
Nell’anno del Signore 1517 l’imperatore Massimiliano comandò che fosse ripristinata, per la cittadinanza che ben l’ha meritato, la torre, prima colpita dalle macchine da guerra dei Veneziani, poi quasi completamente distrutta da un terribile terremoto.
Dedica di lavori nella Torre dell’Orologio ad opera di Ferdinando III
[ inv. 5073 ]
Lastra rettangolare in calcare riquadrata da cornice un tempo collocata sulla Torre del Porto, poi Torre dell’Orologio. 1656.
Dum [—]os [Fer]dinand[us III] imper(ator) Aug(ustus)
[—]d[—]
moenia [—]s globosum
[—]mem[—]
ad turrim hanc civi[—] poni curavit
anno MDCXXXXXVI mens(e) August(ali).
… l’imperatore Ferdinando III … le mura … un orologio (?) globulare … per questa torre… curò fosse posto nel mese di agosto dell’anno 1656.
Dedica del rifacimento della Torre dell’Orologio
[ inv. 5074 ]
Lastra rettangolare in calcare con decorazione vegetale un tempo collocata sulla Torre del Porto, poi Torre dell’Orologio.
1747
Turrim hanc
Venetorum machinis olim concussam
ac postmodum terraemotu pene disiectam
inconcussa fidelium Tergestino(rum) constantia
defensam ac restitutam
Iulius l(iber) b(aro) de Fin iudex Caes(aris)
Raymundus de Francol ac Io(annes) Baptista de Iulianis
iudices et uectores
in patriae bonum et fori ornamentum
novocondito horologio
nobiliorem in formam
iterum instauraverunt
Franc(cisc)o Baiardi et Leonardo de Burlo pro-
visoribus MDCCLVII.
Questa torre, un tempo colpita dalle macchine da guerra dei Veneziani, e poi quasi divelta dal terremoto, con l’inconcussa costanza dei fedeli Triestini, Giulio barone de Fin, giudice cesareo, Raimondo de Francol e Giovanni Battista de’ Iuliani, giudici e rettori, per il bene della patria e per ornamento della piazza, dopo aver costruito un nuovo orologio, costruirono per la seconda volta (ancor) più nobile nell’aspetto. (Quest’opera fu realizzata) mentre erano provvisori Franco Baiardi e Leonardo de’ Burlo 1747.
2. La torre di riborgo
Iscrizione commemorante il sito dell’antica torre di Riborgo
[ inv. 13781 ]
Lastra inflessa in calcare un tempo murata presso la casa all’angolo tra via di Riborgo e Androna del Macello, demolita nel 1937 “che fu fabbricata sul luogo dell’antica torre” di Riborgo. La lapide era sormontata dalla riproduzione a rilievo della torre.
Sito di torre pentagona
del basso tempo
a presidio di antica porta che dicevasi di Triborgo
precipua e nobilissima
così della colonia romana
come della città posteriore
atterrata la porta
nel MDCCL
la torre nel MDCCCLIII.
L’iscrizione, dettata dallo storico P. Kandler, fu posta a memoria del luogo in cui sorgeva l’antica torre pentagona eretta a presidio della Porta di Riborgo. La torre doveva risalire al VI-VII secolo ed è ricordata già in documenti del X secolo. La porta fu demolita nel 1750, la torre nel 1853.
3. Le dediche e i monumenti dell’ex episcopio
Di via del Castello, 3
- Stemma del vescovo F.M. Vaccaro, 1664.
- Lastra con croce e data 1595.
- Stemma del vescovo Antonio Marenzi, 1650.
- Frammento di iscrizione di meridiana, 1595.
Dedica in onore di Leopoldo I
[ inv. 13671 ]
Lastra rettangolare in marmo con cornice modanata in due frammenti un tempo collocata “nella sala maggiore dell’antico episcopio in via del Castello”. 1660
Hic d(omino) Caes(ari) Leopoldo
fideliss(i)ma urbs Terg(esti)na
praestitit homagium
18 s(e)pt(embre) an(no)
MDCLX.
All’imperatore Cesare Leopoldo
la cittadinanza triestina
qui rese omaggio
il 18 settembre 1660.
Dedica a Carlo VI
[ inv. 13673 ]
Lastra rettangolare in marmo rotta in due frammenti riquadrata da cornice modanata un tempo collocata nella Curia di via del Castello.
1728
Ubi parenti Caesari ibi et filio
Augusto
s(enatus) p(opulus)q(ue) T(ergestinus)
suae fidelitatis prestitit argumentum
5 et hoc ad posteros transmisit
munimentum
ann(o) ab Incar(natione) MDCCXXVIII, XI Septe(mb)ris.
Nel luogo ove il Senato e il popolo triestino offrirono prova della loro fedeltà al Cesareo genitore (Leopoldo I) ne offrirono anche all’augusto figlio (Carlo VI) e decretarono questa testimonianza per i posteri l’11 settembre dell’anno dell’Incarnazione 1728.
4. La locanda grande di piazza San Pietro
ora Piazza dell’Unità
Iscrizione commemorante il soggiorno dell’imperatore Giuseppe II
[ inv. **** ]
Lastra marmorea con cornici vegetali un tempo collocata nel muro della camera n. 10 al II piano della Locanda. 1784.
Locus iste
imperatoris nostri
Iosephi Secundi
habitatio fuit
XV Mai.
Questa stanza
fu dimora
del nostro imperatore
Giuseppe II
il 15 maggio (del 1784).
5. Il Lazzaretto di Roiano
Dedica del Lazzaretto di Maria Teresa
[ inv. 13754 ]
Il Lazzaretto Nuovo o di Maria Teresa, costruito nel 1769, venne convertito in arsenale da guerra nel 1811.
Lastra rettangolare in marmo decorata lateralmente da due panneggi posticci che riprendono il panneggio scolpito sul lato superiore. Un tempo il monumento era collocato nel Lazzaretto di Roiano poi fu spostata al Lazzaretto di Valle San Bartolomeo a Muggia. 1768.
Maria Theresia
col sin.
Pia Felix Augusta mater patriae
urbe Tergestina
aedificiis fontibus plateis aucta
portu
ad navium securitatem mole instructo
apertis canalibus noxia pallude exsiccata
col dx.has aedes
ne quid commerciorum incremento obesset
in pub(licae) salutis tutelam et mercatorum commodum
fieri ius[sit]
aeternum
aug(ustae) providentiae monumentum
a(nno) MDCCLX[VIII].
Maria Teresa Pia Felice Augusta, madre della patria, affinché non ci fosse ostacolo allo sviluppo dei commerci, nella città di Trieste accresciuta di strutture, fonti, piazze, per la salute pubblica e per il vantaggio dei mercanti comandò nell’anno 1768 che, per la sicurezza delle navi nel porto potenziato da una grande opera, fossero costruiti questo edifici, monumento dell’eterna provvidenza, dopo che sono stati aperti i canali ed è stata essicata la nociva palude.
6. L’orto botanico di Scorcola
un tempo esistente nell’area di via del Coroneo nn. 30-32-34
Iscrizione menzionante la visita e l’assenso espresso da Francesco I e Carolina Augusta per il nascente Orto Botanico
[ inv. 13680 ]
Lastra rettangolare in calcare con cornice modanata liscia un tempo murata presso l’Orto Botanico di Scorcola.
1832
In perenne felicis augurii monumentum
quod
Franciscus Austriae imp(erator) et Carolina Augusta
hortum suburbanum
5 plantis quarum in medicina usus est colendis
die XV Iunii MDCCXXXII
inuiserint
operique vix nascenti clementer adnuerint
collegium pharmaceutarum Tergest(inorum)
10 d(ominorum) n(ostrostrorum) m(emoriae) e(rexit).
In perenne ricordo del felice auspicio, poiché Francesco I, imperatore d’Austria, e Carolina Augusta, visitarono il 15 giugno 1832 l’orto suburbano adibito alla coltivazione delle piante, che vengono usate in medicina, e poiché diedero con grande clemenza il loro assenso all’opera che con fatica stava nascendo, il collegio dei farmacisti di Trieste eresse a ricordo dei nostri imperatori.
7. La loggia del Palazzo Municipale
Iscrizione commemorante la venuta e l’opera di Leopoldo I
[ inv. 13716 ]
Lastra rettangolare in marmo con ricca cornice a volute vegetali un tempo collocata nella loggia del Palazzo Municipale. 1660.
Hanc venit Caesar Leopoldus Primus in urbem
iuraque firmavit iure vetusta novo
anno 1660 die 25 Septembris.
Nel 1660, il 25 settembre, Lepoldo I venne in questa città e con nuove leggi rafforzò le antiche.
Iscrizione onoraria per Pompeo Brigido
in occasione dei riconoscimenti ottenuti dal fratello Michele Brigido
[ inv. 13727 ]
Lastra in marmo decorata da cornici e ghirlande e foglie di palma che decorano la parte superiore un tempo murata nella loggia del Palazzo Municipale. 1788
Pompeo Comiti a Brigido
imperatoris Aug(usti) a consiliis intimis et a cubiculis
Tergesti Goritiae Gradiscae
praesidi optimo
quod fratrem eius carissimum
Michaelem e lib(eris) baronibus de Brigido
virum ob pietatem in superos et singularem animi candorem
deo et hominibus gratum
Iosephus II Aug(ustus)
S(acri) R(omani) Imperii principem et I archiepiscopum Labacensem
nominaverit cives Tergestini applaudentes
lapidem hunc comunis laetitiae testem
poni curavere
MDCCLXXXVIII.
Al conte Pompeo Brigido, consigliere fidato e camerlengo dell’imperatore Augusto, ottimo governatore di Trieste, Gorizia e Gradisca, dal momento che Giuseppe II Augusto nominò principe del Sacro Romano Impero e primo vescovo di Lubiana il suo carissimo fratello Michele, dei figli dei Baroni de Brigido, uomo gradito a Dio e agli uomini per il rispetto verso il Signore e per la singolare purezza dell’animo, i cittadini di Trieste compartecipi curarono che fosse collocata questa lapide, testimonio della comune letizia nell’anno 1788.
8. La cappella Conti
Eretta tra il 1732 e il 1738 da Stefano Conti, sul fondo di Rena Vecchia, adiacente al suo palazzo, la cappella fu soppressa nel 1784 e demolita negli anni Trenta del Novecento.
Statue della Vergine Maria, di Gesù Bambino sul globo e di San Giuseppe
[ inv. 3437-3439 ]
Iscrizione della cappella della Sacra Famiglia
[ inv.**** ]
Lastra ovale con ricca decorazione a volute d’acanto un tempo collocata nella cappella della Sacra Famiglia adiacente alla casa de Conti di via della Rena Vecchia. 1732.
Iesu, Mariae, Iosepho
ac
toti Sacrae in coelis Familiae
aedem hanc una cum adiacentibus
5 a Stephano de Comitibus
funditus conditis
ut
de Comitibus familiam
viventem protegat morientem recipiat
10 ipse met
enixe posuit sicque pie dicavit.
A Gesù, Maria, Giuseppe e a tutta la Sacra Famiglia nei cieli, questa chiesa, insieme con le adiacenti, fu costruita dalle fondamenta da parte di Stefano de Conti affinché protegga la famiglia dei de Conti da viva e da morta la accolga. Egli stesso con ogni cura pose e così piamente dedicò.
9. La chiesetta di San Servolo
La chiesetta, esistente già all’inizio del Duecento in via della Cattedrale (nei pressi dell’odierno n. 15), fu demolita nel 1842.
Iscrizione commemorante il terzo restauro del sacello di San Servolo.
[ inv. 13720 ]
Lastra ovale in calcare divisa in due frammenti decorata da cornice bacellata ed elementi vegetali nella parte inferiore. Un tempo la lapide era murata nella chiesetta di San Servolo di via della Cattedrale.
D(eo) O(ptimo) M(aximo)
d(ivo) Servulo civ(itatis) Tergest(inae)
sacellum vetustate pene collapsum
anno MDCXXXVII reparatum
5 tandem nobiliorem in formam
aere sodalitatis s(ancti)s(simi) corporis Christi
ac communitatis beneficentia
a+undus suis errectum
ab ill(ustrissimo)mo d(uce) Leopoldo Petazzi ep(iscop)o
10 consacratum XXIII Novem(breris) MDCCXLVI.
Al Signore Dio Ottimo Massimo. A San Servolo martire della città di Trieste. La chiesetta, pressocché crollata per vecchiezza, riparata e migliorata nel 1637 con il denaro della Congrega del Santissimo Corpo di Cristo e con la beneficenza della comunità, dalle fondamenta (?) (fu) edificata dall’illustrissimo vescovo il duca Leopoldo Petazzi. Consacrata il 23 Novembre 1746.
Dedica del terzo rifacimento della chiesa di San Servolo
[ inv. 13719 ]
Architrave di porta in calcare della chiesa di San Servolo. 1746.
Aedes Divi Servuli Tergestini vetustate labescentes funditus renovatae.
La chiesa di San Servolo (martire) triestino, pressocché distrutta per vetustà, (fu) rinnovata dalle fondamenta (nel 1746).
10. Via dei capitelli
L’iscrizione era posta sulla nicchia che si trovava addossata alle mura civiche, sul lato destro salendo la via. Costituiva una delle stazioni della via Crucis e conteneva la raffigurazione dell’orazione nell’Orto (Luca 22,44), ed era composta da statue in legno del 1748.
Iscrizione sul primo “Capitello dei Misteri”
[ inv. 13679 ]
Architrave divisa in due frammenti contigui e solidali un tempo murata in via della Cattedrale sopra uno dei “Capitelli dei Misteri” dotati di nicchie con statue a grandezza naturale. 1784.
Sicut guttae sanguinis factus est sudor eius
in terram decurrentis.
Luc(ae) cap(ituli) [XXII].
Come di goccia di sangue che scorre sulla terra è fatto il suo sudore. Luca, cap. XXII.
11. Casa di via di Donota
La casa al n. 23 fu demolita negli anni Trenta.
Piccoli rilievi raffiguranti due santi riutilizzati come ornamento sopra il portone cinquecentesco della casa (santi)
12. Chiesa di San Sabba
L’edificio esistente nell’omonima località, e appartenente alla famiglia Urbani dal 1690, fu demolito nel 1784
Epitafio di Pietro Urbani
[ inv. 13726 ]
Lastra rettangolare in calcare un tempo nella chiesa di San Sabba.
Du(m) r(arissimo?) filio monume(n)tu(m) hoc Grego-
rius uir clarus et pius praeparat
merore et senio confectus, lode(m?)
tumulo Petri Urbani alterius filii
pietate clauditur. Vixit annos
[—]XV obiit XV[—] Augusti.
Mentre Gregorio, uomo onorato e pio, consumato dal dolore e dalla vecchiaia, al figlio dolcissimo prepara il monumento, viene chiuso nel tumulo dall’amore dell’altro figlio Pietro Urbani. Visse … anni, morì il … di Agosto.
13. Chiesetta del Santissimo Crocefisso e di Sant’Elena
via della Cattedrale nn. 16-18
Dedica del rifacimento della chiesa
[ inv. 13718 ]
Lastra rettangolare in calcare un tempo collocata nella chiesetta del Crocefisso e di Santa Elena, fondata nel 1302 e soppressa per volontà di Giuseppe II quando nel 1786 fu venduta e trasformata in abitazione. 1736.
D(eo) O(ptimo) M(aximo).
Aedem
ad a(—?) r(—?) s(—?) MCCCXX
Christo Crucifixo et divae Helenae sacram
5 bellorum iniuria dirutam
et
anno MCCCXXVIII restitutam
demum vetustate fatiscentem
pii civ[es]
proprio aere
10 instaurandam ornandam(que) cura(ve)runt
MDCC[X]XXV
in Iesu Crucifixi honorem denuo restaurata(m).
Al Signore Dio Ottimo Massimo. La chiesa, ……, consacrata a Cristo Crocefisso e Santa Elena, distrutta dai danni delle guerre, e restaurata nell’anno 1428, e successivamente fatiscente per vecchiezza, i pii cittadini con il proprio denaro curarono di restaurare ed ornare. (Nel) 1735 nuovamente restaurata in onore di Gesù Cristo Crocefisso.
14. Chiesa di Santa Maria del Soccorso
Epitafio della famiglia Khupferschein
[ inv. 13675 ]
Lastra rettangolare in calcare con lunette angolari decorate da teschi con tibie incrociate. Nella parte inferiore, mutila, è scolpito lo stemma cimato da corona su due volute. Il monumento, un tempo collocato nella chiesa di Santa Maria del Soccorso, è stato reimpiegato come fontana. 1626
D(eo) O(ptimo) M(aximo).
Nob(ilis) famil(iae) Khupferschein
e German(ia) profectae
in(ter) Tergestin(os) conscriptae
5 sarcophagus
ab a(nno) MDCXXVI.
Al Signore Dio Ottimo Massimo. (Questo è) dall’anno 1626 il sarcofago della nobile famiglia Khupferschein, venuta dalla Germania e onorata della cittadinanza triestina.
15. Chiesa di Aurisina
Epitafio di Paule Busin
[ inv. 13672 ]
Lastra rettangolare scorniciata in calcare un tempo murata presso la chiesa di San Pelagio. 1543.
Ich Paule Busin
ich las schreiben
men Sun Simon, der da
birnach unser Herbar
5 auf Birtsten auf den
Erden, den sai en ietn
das er fer unser arme
Sel piten sol unseren
Heren Got igemaurt ma
10 spdanat iben hundert
Gulden in Gold seht das
arbaite bis auf der Zeit
1543.
Io Paolo Busin ordino mio figlio Simone, dopo la mia morte, nostro erede sulla terra del podere Birtenstein e lo prego di voler suffragare con orazioni la nostra povera anima presso Domine Iddio e di voler sborsare per il monumento funebre nostro sepolcrale cento fiorini, procurando che sia compiuto almeno per l’anno 1543.
16. Chiesa di Sant’Antonio
Si tratta del primitivo edificio eretto in testa al Canal Grande e demolito nel 1826 per venire sostituito dalla neoclassica chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo o Nuovo, tuttora esistente.
Iscrizione relativa alla costruzione di Sant’Antonio Nuovo
[ inv. *** ]
Lastra rettangolare in calcare un tempo collocata nella chiesa di Sant’Antonio. 1770
Anno 1770
Vitus Cosmaz
fecit templum
sante Antoni.
Nell’anno 1770 Vito Cosmaz costruì la chiesa di Sant’Antonio.
17. Piazzale della Cattedrale
[ inv. 13744 ]
Lo stemma con il toro rampante potrebbe appartenere alla famiglia Rauber, che diede alla città di Trieste quattro capitani tra 1470 e 1521
18. Cimitero ebraico di Montuzza
Lapide di Rachel Segal
|
Lapide con colonnina
|
Colonna dall’iscrizione illeggibilAveva funzione di lapide in memoria di una donna [ inv. 13711 ] |
Lapide con gallo, spiga di grano,
|
19. Lapidi funerarie di ignota provenienza
Cippo sormontato da turbante
|
Lapide con iscrizione
|
20. Fontana
Dedica di fontana
[ inv. 13693 ]
Porzione centrale di rivestimento in calcare di fontana di ignota provenienza. 1823
Imperatore Francisco I
suprema provinciae consilii auctoritate
urbani magistratus aere
vicus puteum dulcibus aquis scatentem
5 extruxit anno MDCCCXXIII.
Mentre era imperatore Francesco I, con la suprema autorità del consiglio della provincia, a spese del magistrato urbano, il villaggio costruì una fontana zampillante di acque dolci nel 1823.
21. Case di via Malcanton e San Lorenzo
In seguito allo sventramento nel 1935 delle case esistenti sul lato destro di via Malcanton (e di quelle delle adiacenti vie della Loggia e di San Lorenzo) per l’ampliamento del palazzo municipale, insistente su largo Granatieri, il Museo recuperò i materiali lapidei più significativi:
le tipiche iscrizioni con motti e suppliche all’Altissimo a carattere religioso incise sugli architravi dei portoni;
Un caratteristico faccione che era la chiave d’arco del portonedi via Malcanton, n. 17 [ inv. 13761 ] |
Stemmi nobiliari[ inv. 20896 ] capitelli, colonnine e archi di finestre con l’elegante andamento ogivale trilobato del Trecento veneto; |
Capitelli a semplice tronco di piramide rovesciata del Trecento
Capitellino del VIforse riutilizzato nelle murature della casa di via della Loggia, n. 3 – e da via San Lorenzo, n. 5; un frammento di colonnina binata del XIII secolo [ inv. 13690] |
Invocazione religiosa della casa Giuliani di via Malcanton
|
Ammonizione su architrave[ inv. 13670 ] Architrave in calcare in tre frammenti un tempo collocato in una casa di via delle Beccherie, angolo via Malcanton.
Spera in Dio e fa’ il bene. |
Invocazione religiosa
|
Invocazione religiosainv. 13738 Lastra rettangolare riutilizzata come soglia recuperata da un’abitazione in androna San Lorenzo, n. 3.
Per noi (conta) la sola virtù. |
Architrave divisa in due frammentiin calcare l’architrave proviene da via del Malcanton n. 13.
Antonio Francoll pronipote edificò la volta (?) per … e per i (suoi) antenati. |
22. Casa Montecchi / Cancellieri
L’edificio di via Santa Maria Maggiore, n. 2 (demolito nel 1938) appartenne a una delle più cospicue famiglie patrizie triestine, i Montecchi, più comunemente noti come Cancellieri, dalla carica ricoperta ripetutamente dai suoi membri.
Iscrizione relativa alla costruzione di casa Montecchi / Cancellieri[ inv. 13663 ] Architrave in calcare collocata sulla facciata della casa Montecchi di via S. Maria Maggiore, n. 2. 1438.
p(Casa) di ser Pietro Montecchi di Sassuolo.p |
Iscrizione sul pozzo di casa Montecchi / Cancellieri[ inv. 13664 ] Parapetto di pozzo rettangolare in calcare con bordo superiore piuttosto consumato. Il pozzo era costituito da una nicchia sulla facciata della casa con architrave recante il nome del proprietario. Il parapetto viene dalla casa Montecchi di via S. Maria Maggiore, n. 2. 1448.
(Pietro Montecchi) fece il 18 agosto del 1448. |
Iscrizioni sulla porta di casa Montecchi / Cancellieri.
[ inv. 13717, 13707 ]
Complessa cornice di porta è costituita da due elementi lapidei, un arco ribassato e modanato sovrapposto a una cornice rettangolare anch’essa modanata. La cornice di porta fu recuperata dalla casa Montecchi di via S. Maria Maggiore, n. 2.
Rotat omne fatum.
(scritta crittografica)
Ann(o) ab urb(e) cond(ita) II mill(esimo)(ducentesimo?) LXIII salut(is) M CCCC(XC?)VIII
iun(cti) Joan(nnes) Baptista et Petr(us) Christo(ph)ori Cancellarii filii avitae fabr(icae) addider(unt)
5 sibi suisq(ue) legitimis haeredib(us) ad commun(em) usum erexerunt.
Il destino distrugge ogni cosa.
Nell’anno della fondazione della città 2263, nell’anno della salute 1498 di perfetto accordo Giovanni Battista e Pietro, figli del cancelliere Cristoforo, ampliarono la casa avita e la eressero per sé e per i loro legittimi eredi ad uso comune.
23. Case di via pozzo del mare
Dalla demolizione della casa di via Pozzo del Mare, n. 2 – retrostante al palazzo Pitteri demolita nel 1936 – provengono:
- alcuni pezzi medioevali
- trecenteschi, probabilmente reimpiegati tra il materiale da costruzione
- l’architrave in tre frammenti con iscrizione e stemma della famiglia triestina dei Leo
- l’architrave in due frammenti con iscrizione del 1566
- un capitello decorato con il motivo cinquecentesco delle bugnette a punta di diamante
- due mensole con mascheroni dello stesso secolo (inv. 13771)
Iscrizione su architrave da casa Leo
[ inv. 13675-13677 ]
Tre frammenti di architrave con cornice con stemma della famiglia Leo in cartiglio (lo stemma è inquartato, al I e al IV fiore a 5 petali, al II e al III fasciato) provenienti da via Pozzo del Mare, n. 2. XVII sec.
Amicor(um) commoditati (stemma) P(etrus) L(eo) ama(n)tiss[imus] omniu(m) c(—) c(uravit?).
Per il piacere degli amici, Pietro Leo, molto benevolo con tutti … curò (?);
Scrizione su architrave da casa Leo[ inv. 13768-13769 ] Due frammenti di architrave in calcare con stemma della famiglia Leo rinvenuti in via Pozzo del Mare, n. 2.
… nell’anno del Signore 1566. |
24. Androna del forno
Stemma di Andrea Pertolt[ inv. 13700 ] Lastra in calcare con cornice e superficie ribassata con stemma a rilievo rinvenuta in via del Forno, n. 2. All’interno vi è uno scudo ovale in cartella (o in cartoccio).
Gesù, Maria e Giuseppe. Andrea Pertolt (fece) nell’anno 1686. |
25. Case di via di riborgo
In seguito agli sventramenti operati negli anni 1935-1939 per creare l’arteria stradale di via del Teatro Romano furono cancellati l’antica via di Riborgo e i palazzotti che vi si affacciavano.
Tra il materiale recuperato:
Chiavi d’arco con stemmitra cui quello quadripartito della famiglia Garzarolli della fine del XVII secolo (inv. 13780) dal palazzo n. 33, da cui viene anche l’architrave con l’iscrizione del 1697; |
|
architravi iscritti; stemmi nobiliari[ inv. 13706 ] |
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Capitelli trecenteschi a tronco di cono, pilastri[ inv. 13786 ] |
|
capitelli cinquecenteschi decorati a triglifi[ inv. 13704 ] |
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Un capitello più antico dell’VIII-IX secolo[ inv. 20896 ] con due volute stilizzate che si incontrano formando una “V”
|
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Stemma dei Francol (?)[ inv. 13709 ] Lastra in calcare con monogramma un tempo collocata in via Riborgo, n. 5. 1523
|
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Monogramma della Beata Vergine[ inv. 13703 ] Pilastrino angolare di balaustra in calcare un tempo collocato in via Riborgo, n. 31.
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Iscrizione di casa Garzarolli
[ inv. 13705 ]
Architrave in calcare un tempo collocato in via Riborgo, n. 33. 1697
Pompeo Garzarolli 1697.
Iscrizione commemorante un rifacimento da parte di Daniele M…[ inv. 13757 ] Blocco in calcare un tempo collocato in via Riborgo, n. 6. XVI-XVII sec.
Consacrato all’eternità dal valore militare, distrutto dal , … Daniele M… ripristinò. |
Stemma con iscrizione[ inv. 13708 ] Lastra con stemma cimato d’elmo in calcare. Il blasone doveva essere dipinto e ora è completamente scomparso. La lastra era collocata in un casa di via di Riborgo, n. 35.
… per sé e per i cari ospiti. |
Iscrizione in onore di Ireneo della Croce[ inv. 13715 ] Lastra rettangolare in calcare un tempo collocata in via Riborgo, n. 8.
La lapide fu dettata dallo storico Pietro Kandler. |
Iscrizione della Compagnia di Gesù[inv. 13676 ] Architrave in calcare in due frammenti di ignota provenienza.
Della (= di proprietà della ?) Compagnia di Gesù di San Francesco Saverio. |
26. Casa di piazza della borsa
Edificio al n. civico 9 demolito nel 1937.
Stemma con torre del 1599[ inv. 13702 ] |
Stemma con animale fantastico[ inv. 13701 ] |
Chiave d’arco con stemma stellato,
|
27. Casa Wünsch in corso Vittorio Emanuele III
Edificio demolito nel 1905, esistente in Corso Vittorio Emanuele III, oggi corso Italia.
Busto femminiledi gusto neoclassico che stava sulla porta del balcone del primo piano fino al 1905 [ inv. 13748 ] |
28. Palazzo della Sanità
Edificio demolito nel 1910, esistente sul sito dell’attuale Hotel Savoia Excelsior.
Chiave d’arcocon testa femminile che ornava il portone principale della Sanità Marittima del 1809 [ inv. 13746 ] |
29. Via Sant’Antonioù
oggi via Dante
Chiave d’arco con tre teste di moriun tempo dipinte in nero, insegna dell’omonima osteria in Via Sant’Antonio, n. 1, edificio demolito nel 1910 [ inv. 13743 ] |
30. Androna consortiva
oggi Androna Santa Tecla
Iscrizione commemorante l’apertura dell’Androna Consortiva
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31. Cattedrale di Arbe
Rab, Croazia
Epitafio del vescovo di Arbe[ inv. 13657 ] Lastra in calcare con il ritratto del vescovo in pontificale sul letto di morte. Il monumento era collocato davanti all’altare della famiglia dei Zudenici nella cattedrale di Arbe. 1412
In questa tomba sono custoditi i resti mortali dell’ottimo e famoso signore Zudenigo dei Zudenighi, vescovo di questa città, il quale compì il suo giorno estremo il 5 di gennaio del 1412. |
32. Gloriette dell’acquedotto
Padiglione originariamente costruito in via Crispi, n. 57, ora rimontato presso il Ferdinandeo.
Si tratta di una delle figure femminili che ornavano il coronamento del piccolo edificio neoclassico eretto nel 1819 sopra uno dei serbatoi dell’acquedotto teresiano di San Giovanni.
33. Lapide di provenienza sconosciuta
Rilievo con leone di San Marco “in moleca”
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34. Finestre da un edificio di culto di San Giusto
Due transenne di finestre a fori quadrangolari dell’XI secolo
[ invv. 12643-13644 ]
35. Materiale dalla vicedomineria di Trieste
La Vicedomineria (o archivio degli atti pubblici e privati) istituita nel 1322 si trovava in Piazza Piccola, nell’area dell’odierno palazzo Costanzi. Era un edificio isolato e poggiava sopra arcate libere. Fu distrutta nel 1818 e sette delle sue colonne con i relativi capitelli, alcuni dei quali con stemma alabardato, si conservano in Orto Lapidario.