Fin dal 1808 il procuratore civico Domenico Rossetti si prodigò per innalzare un degno e onorevole monumento alla memoria di J.J. Winckelmann, il quale aveva trovato tragica fine nel 1768, per mano assassina, mentre era ospite della Locanda Grande nella nostra città.
cenotafioSi sarebbe trattato di un cenotafio (monumento funebre privo del corpo) in quanto non fu possibile recuperare le ossa dello studioso tedesco ormai prive di indicazione e confuse tra le altre nell’ossuario universale, in cui erano state traslate.
cenotafio
La proposta iniziale di Domenico Rossetti fu quella di collocare il monumento all’interno della Cattedrale di San Giusto, ma negatogli il consenso si risolse a progettare un tempietto sepolcrale a sé stante nell’area del Cimitero superiore, area che si estendeva sul lato meridionale della stessa cattedrale. È infatti del 1822l’idea di erigere “un piccolo Panteon” che ospitasse il cenotafio a Winckelmann affiancato da monumenti di altri illustri triestini; ma bocciatoanche questo progetto Rossetti ne elaborò un secondo, analogo, in cui immaginava la collocazione accanto al cenotafio delle antiche lapidi tergestine: si tratta del primo proponimento di collegare il cenotafio alle memorie cittadine, facendo del grande studioso tedesco il nume protettore e coalizzatore delle antichità locali. Già alla fine dello stesso 1825, però, dopo un ulteriore rifiuto delle autorità e anche per evidenti motivi economici, Rossetti rinuncerà al tempietto e si dedicherà all’ideazione di un semplice nicchione da porre, sempre a San Giusto, nell’area del Cimitero inferiore, in quegli anni dismesso: accanto alle antichità triestine egli proporrà di ricoverare anche quelle aquileiesi, incassate nel muro di cinta e protette da un tetto a spiovente. Anche la vicenda di questo nicchione sarà lunga e complessa e l’area verrà definitivamente concessa per l’erezione del monumento e per accogliere le antichità solo nel 1831.
Il monumento
La realizzazione del monumento fu nel 1808 commissionata da Domenico Rossetti allo scultore Antonio Bosa, dell’Accademia di Venezia. I disegni vennero visionati e corretti dal maestro Antonio Canova e i modelli furono realizzati nel 1819. L’opera, realizzata in marmo nel 1822, fu montata nel giardino del futuro Orto Lapidario solo dieci anni dopo, all’interno di un grande nicchione con soffitto a cassettoni. L’inaugurazione ufficiale fu tenuta il primo marzo del 1833. Il monumento raffigura un giovane genio alato seduto in atteggiamento dolente su un sarcofago, con fiaccola riversa e un medaglione con il ritratto di Winckelmann. Sotto il sarcofago un grande dado porta il bassorilievo in cui un uomo togato – lo stesso Winckelmann – addita le antichità egizie, romane ed etrusche alle figure allegoriche delle Arti (Pittura, Scultura e Architettura) seguite dalla Storia, la Critica, la Filosofia mentre l’Archeologia siede intenta a scrivere. Sul sarcofago è incisa un ‘iscrizione dettata dal letterato Giovanni Labus:
IOANNI WINCKELMANNO
DOMO STENDALIA
PRAEF MONUMENTIS ROMAE CVRANDIS EGERVNDIS
MAXIMA POLITIORIS HVMANITATIS LAVDE FLORENTI
ADITA VINDOBONA SEDEM HONORIS SVI REPETENS
MANV ADVENAE PRODITIORIS HAC IN VRBE PEREMPTVS EST
VI EID IVN AN M DCC LXVIII AGENS AN L M V D XXX
TERGESTINI
AERE CONLATO FAC CVR AN M DCCC XXXII
EXPLANATORI PRAESTANTISSIMO ANTIQVITATIS
A Giovanni Winckelmann
cittadino di Stendal,
soprintendente alla tutela e allo scavo dei monumenti di Roma,
al colmo della fama per la sua raffinata cultura,
visitata Vienna, mentre si accingeva a tornare nella sede della sua carica,
fu assassinato in questa città per mano di uno straniero traditore,
il giorno 8 giugno 1768, all’età di 50 anni, 5 mesi e 30 giorni.
I Triestini
con il frutto di una pubblica sottoscrizione fecero realizzare nell’anno 1832
per l’insigne interprete dell’antichità
Rossetti descrive il progetto come una “rotonda, che apparisce quale tempietto di dorica semplicissima architettura” illuminato da un occhio al centro della cupola e nel cui sotterraneo sarebbero state poste tutte le ossa trovatesi nei due ossari di San Giusto, tra le quali senz’altro anche quelle di Winckelmann.
Tutte le interne pareti del residuo perimetro del tempietto serviranno a portare sopra mensola, o ad avere per loro rivestitura, tutti quegli avanzi di antiche opere di scultura, che già esistono inopportunamente nella civica biblioteca; tutti quelli che stanno tuttora pubblicamente esposti all’intemperie e alla petulanza dei fanciulli e della plebe, quelli che dai privati possessori vi verranno ben volentieri dedicati per amor di patria e per memoria di se; quelli finalmente che d’ora in avanti si andranno scoprendo e raccogliendo per ogni dove. Così questo tempietto diverrà il Museo delle triestine antichità ed avrà nel suo bel mezzo il sepolcro e le ossa del creatore della scienza archeologica Winckelmann”.