Terza serata: Colui che tutto vinse: Ercole

PUNIZIONE, SALVEZZA, INGANNO: LE METAMORFOSI DI OVIDIO

Martedì 21 agosto, apertura dalle 20 alle 23 Terzo appuntamento della serie ARCHEOLOGIA DI SERA 2018 sul Colle di San Giusto, nel giardino del Civico Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” (già Museo di Storia ed Arte – Orto Lapidario) con ingresso libero da Piazza della Cattedrale 1, via della Cattedrale 15 e via San Giusto 4

 

Ore 20.30: Metamorfosi in note con il flauto

La Wiener Klassik fu il modello musicale che tra il 1770 e il 1820 avrebbe imposto in tutta Europa il suo primato di classicità. Purtroppo i nazionalismi avrebbero inficiato per tutto l’800 i rischi sottesi a queste affermazioni di superiorità, perdendo l’aura dorata di universalità di cui era intriso il modello iniziale. Infatti mai come in quel preciso momento storico la cultura europea aveva raggiunto un più alto grado di liberazione spirituale con il rifiuto di ogni principio d’autorità trascendente, e cosi sia nell’arte che nel pensiero, sia nella politica che nella morale. Fu l’epoca dorata del pensiero tedesco in cui la sintesi perfetta tra páthos e lógos, tra contenuto e forma, fu in grado di innalzare l’esperienza umana, singola e personale, al rango di rein Menschliches, cioè del puro universalmente umano… Tuttavia ogni discorso sulla classicità settecentesca in musica non può prescindere dalla “linfa” italiana o di altre scuole europee come ad esempio quella boema. Infatti possono stare molto bene assieme il vecchio Leopold Mozart ed il galantissimo Karl Stamitz, boemo, figlio di quel Johann Stamitz che Wolfgang Amadeus tanto ammirò per la sua fenomenale orchestra alla Corte di Mannheim. Curioso può essere pure l’accostamento del giovane italiano Giuseppe Ferlendis, musicista dei Mozart, accanto al sommo Maestro Joseph Haydn. È molto interessante ascoltarli tutti assieme, assaporando le affinità ed i punti di contatto stilistici, privilegio che rende la musiche di allora già tanto modernamente europee. Ben possono poi starci Narcissus e Arethusa di Britten ad intercalare la continua Metamorfosi dello stile dei colleghi più antichi, sospesi nella loro viva classicità…

  • Leopold Mozart (1719-1787) – Divertimento in Sol maggiore per flauto e archi
  • Benjamin Britten (1913-1976) – Narcissus dalle Six Metamorphoses after Ovid
  • Karl Stamitz (1745-1801) – Trio in Sol maggiore op. 14 n. 3 per flauto e archi
  • Benjamin Britten (1913-1976) – Arethusa dalle Six Metamorphoses after Ovid
  • Giuseppe Ferlendis (1755-1810) – Sonata in Si b maggiore n. 4 per flauto e archi
  • Joseph Haydn (1732-1809) – Trio in Re maggiore n. 1 per flauto e archi

Daniele Porcile – flauto
Marco Favento – violino
Massimo Favento – violoncello

Ore 21: Colui che tutto vinse: Ercole accolto in cielo dal padre Giove e la narrazione delle gesta con cui riempì il mondo

Il terzo incontro, a cura di Marzia Vidulli Torlo e Susanna Moser, legato al bimillenario della morte del poeta latino Ovidio, rievoca le fatiche di Ercole le cui gesta sono raffigurate anche sui vasi attici del museo; così come la morte terrena dell’eroe e la salita all’Olimpo, accompagnato da Atena e accolto dagli altri dèi festanti sullo stamnos attico a figure rosse della Sala dei vasi greci.

Brani da Ovidio, Metamorfosi, IX
Sconfitto nel duello per la mano di Deianira, il dio del fiume Acheo dichiara:
e del resto, più che un’onta la sconfitta, fu un onore combattere e di grande conforto mi è l’autorità di chi mi vinse.
Ercole mi rispose: “Ho il braccio migliore della lingua: vincimi pure a chiacchiere, a me basta superarti nella lotta!”.
Battuto sul piano della forza bruta, ricorsi alle mie arti e gli sgusciai via mutandomi in un lungo serpente … Sconfitto anche così, non mi restava che la foggia minacciosa di un toro: mutatomi in quello, riprendo la lotta. E non basta: mentre m’afferra inferocito un corno, rigido com’era, lui me lo spezza e lo strappa, mutilandomi la fronte. Le Naiadi colmano il mio corno di frutti e fiori profumati, rendendolo sacro, corno prodigioso dell’Abbondanza.

Passò molto tempo, durante il quale il grande Ercole
riempì il mondo delle sue gesta, saziando l’odio della matrigna.

La Fama, che gode con le sue calunnie a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata per forza di menzogna, lo precorse, recando alle tue orecchie, Deianira, una voce: Ercole si è invaghito di Iole. L’innamorata ci crede e, atterrita da questa rivelazione, all’inizio si abbandona al pianto e sfoga avvilita il suo dolore in un mare di lacrime; ma poi: “Perché mai piango?” si domanda. Fra un pensiero e l’altro vacilla la sua mente, ma fra tutti sceglie di mandare ad Ercole la veste intrisa del sangue di Nesso, perché ridia forza all’amore che langue, e all’oscuro della propria rovina … consegna quel dono al marito.
Ercole prende la veste e senza saperlo indossa il veleno dell’idra di Lerna. Il veleno, sciolto al calore, prese forza e colandogli sul corpo si disperse per tutte le sue membra. Finché poté, col suo solito coraggio represse i gemiti; ma quando intollerabili divennero le sofferenze, rovesciò gli altari e con le sue urla riempì le selve dell’Eta. Non c’è rimedio: avide le fiamme divorano il petto.
Tagliati gli alberi, dei quali s’ammantava in vetta l’Eta, costruisce il rogo. E mentre le fiamme inghiottono la pira, sulla sua cima tu stendi la pelle del leone di Nemea e, appoggiato il capo sulla clava, ti sdrai supino,con lo stesso volto che avresti se ti adagiassi a banchetto.
E già impetuosa, divampando tutt’intorno e lambendo il suo corpo,crepitava la fiamma tra la quieta indifferenza dell’eroe: sgomento provarono gli dei; allora il padre suo, Giove, disse: “Colui che tutto vinse, vincerà anche il fuoco che vedete, e non subirà il potere di Vulcano, se non per ciò che è nato da sua madre; ciò che da me gli viene è eterno, invulnerabile, non conosce la morte e non c’è fiamma che possa distruggerlo. …. al termine della vita, io l’accoglierò in cielo e confido che questa mia decisione a tutti gli dei tornerà gradita.
… Gli dei assentirono; così l’eroe, lasciate le spoglie mortali, rinasce con la parte migliore di sé, sembra farsi più grande, assumendo un’aria sacra e solenne, degna di venerazione.

Ore 22: Documentario e visite guidate

Nella parte finale della serata il pubblico potrà scegliere se seguire le visite guidate alle diverse sezioni del Museo (Collezione dei vasi greci e Orto Lapidario) oppure rimanere nel Giardino del Capitano per la proiezione di un documentario sul territorio tergestino.

Genti di Duino
Documentario prodotto e realizzato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il Comune di Duino – Aurisina (durata 64 minuti)
Gente di Duino… com’è? E chi è – o è stata nel tempo – la gente di Duino?… del borgo o del castello?…delle case di pietra su nel Carso o verso il mare che qui finisce, graffiando e mordendo le rocce alte delle falesie? Immagini e volti di ieri e di oggi raccontano, in questo documentario, frammenti della storia di queste terre così aspre e uniche. La memoria dei luoghi mitici alle foci del Timavo, castellieri e dinosauri si mescolano a tradizioni popolari legate al mare e una terra dove le essenze mediterranee convivono con quelle spigolose e dure che coprono la roccia del Carso. Storie di pescatori, di castellani e castelli, storie di nobili falconi, di grotte e doline. Antichi luoghi di culto, strade romane e cave di pietra. Siti archeologici da scoprire e itinerari sull’Ermada che parlano della Grande Guerra. Sentieri che si disegnano sulla cima di queste pareti di roccia che cadono giù a picco dentro il mare. Bizzarri paesaggi di pietra e racconti lontani.

Le immagini della serata

Le Collezioni

L’Orto Lapidario

Giardino del Capitano

Lapidario Tergestino

Histri in Istria

Condividi