Edward Lucie-Smith, Omaggio a J.J.Winckelmann

Venerdì 6 luglio 2018, alle ore18, presso il Civico Museo d’Antichità “J.J.Winckelmann” di piazza della Cattedrale 1 e via della Cattedrale 15, si terrà la cerimonia di donazione da parte dell’Associazione culturale Woland dell’opera “Istanbul” di Edward Lucie-Smith.
L’evento, intitolato “Edward Lucie-Smith, Omaggio a J.J.Winckelmann”, si svolgerà alla presenza dell’Autore .
L’Associazione culturale Woland infatti aveva espresso la volontà di donare al Comune di Trieste una delle 12 fotografie dell’artista di fama internazionale Edward Lucie-Smith già nel corso dell’esposizione “Nearly Human – omaggio a Winckelmann nel neoclassicismo fotografico di Edward Lucie-Smith”, co-organizzata dall’Associazione Woland insieme al Comune di Trieste presso il Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte moderna dal 28 febbraio al 25 marzo 2018.
Alla conclusione della mostra, con il consenso entusiastico dell’autore, l’Associazione Woland, in accordo con la direttrice dei Civici Musei, Laura Carlini Fanfogna, aveva individuato la fotografia analogica dal titolo Istanbul, del 1992, appartenente al ciclo “Vicino all’umano”. Il Comune ne ha accettato il gradito dono con delibera giuntale del 29 giugno nell’anno corrente. Il museo prescelto per l’accoglienza è stato il Civico Museo d’Antichità “J.J.Winckelmann” che si configura come la principale e più ragguardevole sede di raccolte archeologiche, soprattutto di scultura classica, in città e che dal giorno 8 giugno 2018 è stato intitolato alla memoria dell’illustre studioso tedesco.
L’opera in dono, evocando gli studi di Winckelmann, coerentemente si inserirà nel patrimonio figurativo del museo presentando strette analogie con le sculture esposte nella sala dedicata al periodo romano, luogo destinato alla sua esposizione.

QUASI UMANO
Questa serie di fotografie di sculture classiche e neoclassiche di epoche diverse, create in marmo anziché in bronzo, intende offrire a coloro che le guardano l’impressione, per lo meno momentanea, di osservare una cosa reale, fin troppo umana, un corpo umano che vive e respira. L’illusione, se esiste, viene sostenuta dal fatto che il marmo, in particolare modo nella fotografia in bianco e nero, può avere una somiglianza ingannevole con la carne, sebbene ovviamente ciò che queste splendide sculture classiche rappresentano sia un corpo regolarizzato ed idealizzato.
Lo strumento fotografico inquadra le sculture ritagliando una parte del corpo, non mostrandolo mai nella sua interezza. L’occhio vede solo una parte; l’immaginazione quindi costruisce il tutto da questa proposta deliberatamente limitata. Spettatore e fotografo sono collaboratori – viene lasciato allo spettatore di completare l’immagine. Accade lo stesso fenomeno quando guardiamo dal vero le sculture classiche, giunte a noi incomplete a causa degli incidenti del tempo.
Le immagini della mostra sono state realizzate in tempi diversi, dal 1997 al 2000 ca. presso differenti siti e musei, quali il Louvre, il Musée d’Orsay a Parigi, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo Capitolino a Roma, il Foro Italico sempre a Roma, oltre che all’Hermitage di San Pietroburgo e, non ultimo, il Museo Archeologico di Istanbul.
Cronologicamente le sculture iniziano da un periodo Greco-Romano per arrivare fino alla prima metà del XX secolo.
L’intendimento di Edward Lucie-Smith è stato quello di rendere anonime le immagini, tagliando le inquadrature così da non rendere l’opera immediatamente riconoscibile.

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