Ancora da Nesazio, settore I proviene la tomba di famiglia n. 12, la più ricca della necropoli: era a cella coperta da grande lastra di pietra (160 x 110 x 10 cm) e delimitata da quattro muri a secco, per un’area non maggiore di un metro cubo. All’interno, intorno ad un ossuario di pietra giacevano ordinati in tre piani 44 vasi fittili, dei quali 10 erano di fattura locale e 34 d’importazione (17 atestini e altrettanti tra produzione attica e apula); accanto a 8 situle di bronzo, un coperchio e moltissimi frammenti di pareti figurate a sbalzo; ancora una cista e 6 conche o lebeti, detti qui caldaini, sempre di bronzo.
Tanto i vasi ceramici che quelli in bronzo erano usati quali cinerari, altri contenevano a loro volta dei vasi minori, insieme a copioso corredo di oggetti d’abbigliamento che si datano all’VIII secolo con aggiunte del V secolo: fatto che permette di ritenere che le tombe venissero riaperte per ospitare i personaggi della famiglia anche a distanza di secoli.
Esposta più in alto, cattura l’attenzione, con il n. 1, la brocca, o oinochoe trilobata, dipinta a figure nere che mostra una quadriga al galoppo con guerrieri; è di produzione attica della fine VI-inizi V secolo, importata dalla Grecia o tramite la Puglia. Zona quest’ultima di provenienza del vasetto cilindrico con fascia orizzontale e linee a raggiera dipinte in nero, che porta il n. 2 (V secolo).
Alcuni pezzi riuniti dal n. 3 sono stati trovati all’interno dell’urna litica, esposta accanto alla vetrina a sinistra, inquadrabili tra VIII e VII secolo: il prezioso frammento di statuina in osso raffigurante un cavaliere a cavallo, forse dall’arco di una fibula; la grande fibula con cinque perle di osso infilate sull’arco e lo spillone di bronzo a più capocchie.
Di particolare rilievo, si nota, con il n. 6, uno scettro (o bastone del comando) di bronzo con uccelli stilizzati uniti in cima da un cavallino. Databile ancora all’VIII secolo, trova confronti con un esemplare villanoviano da Bologna.
Seguono, con il n. 14, frammenti di spade in ferro a un filo (dette makhaire) con dorso rinforzato e resti di fodero di bronzo; si tratta di un tipo di derivazione picena di fine VI secolo.
Con il n. 5, sono un frammento di ventaglio di bronzo con piastra traforata e un manico; e con il n. 4, uno di quei ciondoli di bronzo a forma di pettine (oggetti tutti già visti nelle vetrine precedenti); insieme a una serie di ciondoli a forma di sacchettino triangolare, comuni nella vasta area adriatico settentrionale e in Slovenia nel V secolo.
Passando ad analizzare la ceramica si trovano, con il n. 12, un cratere e un vaso dauni con decorazioni geometriche dipinte (VIII secolo). Mentre provengono dall’area veneta, da Este o Santa Lucia, con il n. 9 i due calici, di cui uno a fasce (VII secolo).
Poi, tutte indicate dal n. 10, provengono dall’area veneto-trentina e furono importate le situle bronzee figurate delle quali rimangono molti frammenti decorati a sbalzo nello stile delle situle del VI-V secolo. Deve essere segnalato che Nesazio è l’unico sito in Istria ad averne restituiti. Raffigurano soggetti antropomorfi, come cortei di uomini, conducenti di carro, cavalieri e aratori; motivi zoomorfi, come un cinghiale, cavalli, stambecchi, cervi e uccelli; e decori floreali, palmette, viticci e rami d’edera. Ancora, con il n. 11, un coperchio di situla con decorazione a ventaglio.
Passando ad analizzare la ceramica si trovano, con il n. 12, un cratere e un vaso dauni con decorazioni geometriche dipinte (VIII secolo). Mentre provengono dall’area veneta, da Este o Santa Lucia, con il n. 9 i due calici, di cui uno a fasce (VII secolo).
Poi, tutte indicate dal n. 10, provengono dall’area veneto-trentina e furono importate le situle bronzee figurate delle quali rimangono molti frammenti decorati a sbalzo nello stile delle situle del VI-V secolo. Deve essere segnalato che Nesazio è l’unico sito in Istria ad averne restituiti. Raffigurano soggetti antropomorfi, come cortei di uomini, conducenti di carro, cavalieri e aratori; motivi zoomorfi, come un cinghiale, cavalli, stambecchi, cervi e uccelli; e decori floreali, palmette, viticci e rami d’edera. Ancora, con il n. 11, un coperchio di situla con decorazione a ventaglio.
Si osservano ancora, con il n. 13, alcuni caldaini di bronzo semicircolari con onfalo o rigonfiamento centrale, e attacchi a croce, che erano comuni nell’area delle Alpi sud orientali e nel Veneto della fine VIII e inizi VII secolo, ma che perdurarono a lungo.
Accanto a destra, la vetrina H continua l’esposizione del materiale del corredo della tomba I/12: tre situle in ceramica di tipo venetico (n. 1) e due situle di bronzo senza ornamenti (n. 2), tutti inquadrabili nel VII secolo. Accanto, ancora con il n. 3, alcuni frammenti di situle decorate a figure nello stile delle situle, con motivi zoomorfi e floreali.
Nella parte inferiore della vetrina, da Castelvenere presso Buie proviene la tomba 21che aveva un vaso in ceramica a forma di situla decorato a motivi geometrici (n. 4) e un caldaino del tipo appena visto.