Nuova intitolazione del Civico Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” per la sede del Civico Museo di Storia ed Arte – Orto Lapidario a San Giusto
In occasione del 250.mo anniversario della morte dello studioso tedesco J.J. Winckelmann, morto assassinato a Trieste l’8 giugno 1768, il Comune di Trieste, con una cerimonia ufficiale ha deciso di recuperare l’antica e originaria denominazione di Museo d’Antichità per quello che per più di un secolo è stato il Civico Museo di Storia ed Arte – Orto Lapidario. Contemporaneamente di dedicarlo alla memoria dello stesso Winckelmann, di cui custodisce il neoclassico monumento. La nuova intitolazione è stata approvata con Delibera di Giunta n. 517/2017 di data 23 ottobre 2017.
Questa di San Giusto è la più antica istituzione museale della città: nata già all’inizio dell’Ottocento nella mente del procuratore civico e grande studioso, Domenico Rossetti. Egli, desideroso di onorare l’antiquario tedesco, quasi per espiare la colpa cittadina del brutale omicidio, riuscì a fargli erigere un monumento, che nel 1833 venne posto davanti alla Cattedrale, nell’area dell’allora dismesso cimitero cattolico (traslato in quello nuovo di Sant’Anna otto anni prima).
Intorno al monumento vennero raccolte le pietre storiche della città e l’8 giugno 1843, nel 75.mo anniversario della morte di Winckelmann, venne inaugurato l’Orto Lapidario a cui seguì l’ufficializzazione di museo autonomo nel 1873, con l’intitolazione di Museo d’Antichità. Come aveva scritto Rossetti, il monumento ”sorgerà per la presente e per le future generazioni servendo di perenne incoraggiamento ai buoni studi e alle Arti belle”. Al contempo dimostrerà “la volontà di elevarci culturalmente a quel rango e a quel prestigio cui le nuove ricchezze spingono la città tutta, onde collocarla degnamente in un più ampio contesto europeo”.
Accresciuto in modo esponenziale, il Museo esibiva accanto ai reperti archeologici anche le raccolte di arte e storia. Nel 1909 la sua denominazione era stata perciò modificata in Museo di Storia ed Arte. Nell’arco del secolo successivo, le collezioni risorgimentali, le raccolte delle armi e quelle artistiche – ultima l’arte Orientale – hanno trovato nuove e più idonee sedi espositive nei diversi Musei Civici, così a San Giusto sono rimaste le raccolte di antichità locale per quanto riguarda i materiali preistorici, protostorici e romani, e di collezione per quelli egizi, ciprioti, greci, magnogreci, tarantini, etruschi e maya.
L’odierna denominazione di Civico Museo di Storia ed Arte pertanto non era più “caratterizzante” il contenuto del museo e i fruitori spesso mostravano di non comprenderne il significato e quindi non sapevano cosa aspettarsi dalla visita.
La denominazione costituisce il primo “manifesto” di un museo, ancor meglio se con questa operazione è possibile recuperare una parte di storia, ridando vita alla denominazione originaria di Civico Museo d’Antichità, scelta dai suoi creatori Domenico Rossetti e Pietro Kandler, personaggi cardine sui quali ruotano le origini della storiografia triestina.
Al contempo, in occasione di un così importante anniversario, cadendo quest’anno il 250.mo anniversario della morte del tedesco J.J. Winckelmann, si è deciso di dedicare il museo alla memoria del “padre dell’Archeologia e della Storia dell’Arte moderna”. Egli fu anche il teorizzatore della funzione dell’istituzione museale e del concetto di tutela, e certamente dobbiamo interpretarlo come il nume protettore e il fulcro attorno al quale ruota la storia tutta delle collezioni triestine.